Introduzione

L’interprete è colui che garantisce la comunicazione orale tra due persone. Esistono diverse tecniche per permettere questo in un contesto professionale come una conferenza o un incontro al vertice. Tra le più note abbiamo la simultanea (l’interprete traduce nello stesso momento in cui l’oratore parla) e consecutiva (l’oratore parla e in seguito l’interprete traduce). La consecutiva è la forma di interpretazione più antica e può prevedere o meno una presa di appunti per memorizzare il discorso dell’oratore. Generalmente un turno di consecutiva con appunti dura da 2 minuti a 5 minuti e si articola principalmente in quattro fasi:

  1. ascolto;
  2. comprensione;
  3. presa di note;
  4. restituzione nella lingua del pubblico.

La presa di note è di fondamentale importanza per l’interprete, ma non bisogna assolutamente pensare che tale fase sia l’unica a esserlo, poiché ogni fase è complementare all’altra. Inoltre la presa di note non è una trascrizione, ma solo il risultato della comprensione, propedeutica al ricordo del testo ascoltato e quindi alla resa. La presa di note è stata oggetto di innumerevoli studi: a partire dal “padre dell’interpretazione consecutiva”, François Rozan, fino agli interpreti di oggi, tra cui forse quello ha fornito il maggior contributo è Andrew Gillies. Nel corso del tempo sono stati proposti diversi metodi al fine di massimizzare l’efficacia della presa di appunti, ma ognuno di questi si basa su elementi pressappoco universali quali il verticalismo, l’utilizzo della simbologia delle abbreviazioni e la suddivisione del foglio, già presenti in Rozan.

 

La proposta di presa di note

A seguito di sviluppi da parte dei professionisti e dei ricercatori nel settore e della mia personale esperienza, si è giunti – all’interno di un progetto di ricerca presso la SSML di Pisa guidato dal Prof. Carlo Eugeni – a una proposta di ottimizzazione della presa di note che capitalizza appunto sulle esperienze passate e introduce elementi di novità, tra cui il recupero della stenografia come costituente della presa di note.

A premessa dell’illustrazione del lavoro, è necessario sottolineare che l’interprete non può e soprattutto non deve riportare parola per parola il discorso tenuto dall’oratore, ma deve essere capace di “afferrare” i concetti principali e annotare solo gli elementi essenziali in modo da ricordare tutti i concetti senza essere prigioniero della sintassi e del lessico del testo ascoltato.

 

Il verticalismo

A tal proposito è necessario operare alcune strategie essenziali. Intanto bisogna sfoltire il più possibile la componente grammaticale, la quale può essere sostituita dalla suddivisione ideale in diverse aree del foglio dove si prendono gli appunti (immagine 1).

Immagine 1: suddivisione ideale del foglio di presa di appunti

Cominciando con la suddivisione del testo, troviamo nella zona 1 i connettori ed eventuali coordinate spaziali e temporali. Nella zona 2, abbiamo il soggetto della frase (sintagma nominale semplice o complesso), nella zona 3 il verbo (sintagma verbale semplice o complesso), nella zona 4 il complemento diretto del verbo (sintagma nominale semplice o complesso) e infine nella zona  5 gli eventuali complementi indiretti. 6 rappresenta la riga di fine concetto, che separa il concetto precedente con quello successivo.

Questo metodo è molto efficace poiché eliminando la componente grammaticale (preposizioni, e articoli), rimane unicamente quella lessicale, la quale a sua volta verrà trascritta dall’interprete in simboli, andando a risparmiare ulteriore tempo nella presa di appunti e rendendo la rilettura notevolmente più chiara e immediata.

 

I simboli

Un’altra caratteristica della presa di note è la simbologia. Ogni simbolo deve essere univoco, cioè ogni volta che vi è un determinato morfema, quest’ultimo deve essere sempre rappresentato dal solito simbolo. Inoltre, questi elementi devono essere facili da annotare ed è la ragione per cui gli interpreti non devono metterci troppo tempo a trascriverli, poiché sennò converrebbe trascrivere le parole per intero. In alcune lingue, come ad esempio l’inglese, vi è l’utilizzo di parole molto brevi, che possono essere utilizzate nella presa di note, ma si consiglia fortemente di utilizzare anche in tal caso la simbologia. Il motivo è ben chiaro: durante un servizio, l’interprete deve trascrivere il discorso molto velocemente e i simboli sono più distinguibili, al contrario delle parole che potrebbero essere scritte in maniera poco precisa e potrebbero essere confuse con altre, offrendo così una resa lenta e alcune volte poco “veritiera”.

Infine, uno dei concetti principali è il fatto che i simboli devono raggruppare più idee, poiché questi non sono la rappresentazione iconica di ogni parola, ma delle idee stesse. C’è da dire infatti che spesso le parole usate come simbolo vengono usate ‘stereotipicamente’, cioè si usa una parola che vale per un concetto ma che non esattamente indica il senso della originale. Si prenda ad esempio la parola “passeggiare” che potrebbe essere annotata in consecutiva usando il verbo inglese “go” (andare), brevissimo e facile da prendere.  Allo stesso modo i verbi “dire”, “affermare”, “sostenere”, possono essere resi con lo stesso simbolo, cioè le virgolette doppie (”).

Altri simboli hanno un rapporto puramente convenzionale con la parola che rappresentano e vanno quindi appresi a memoria di modo da renderne la loro trascrizione e decifrazione il più possibile automatica (immagine 2):

Immagine 2: esempi di appunti semplici e loro declinazioni

Come abbiamo già affermato uno dei padri fondatori della presa di note è François Rozan, secondo il quale sono sufficienti unicamente 20 simboli per fornire un buon servizio di interpretazione consecutiva. Egli suddivide i simboli in diversi sottogruppi:

  1. simboli di espressione (quattro simboli), che rappresentano il concetto di pensiero, parola, discussione e giudizio favorevole o meno:
  • simbolo di pensiero, indicato da [:];
  • simbolo di parola, indicato da [“];
  • simbolo di discussione, indicato da [];
  • simbolo di approvazione, indicato da [OK], ovviamente nel caso della mancata approvazione, basterà far precedere a tale simbolo “NO” o barrarlo.
  1. i simboli di movimento (tre simboli), che sono semplicemente rappresentati con delle frecce, le quali sono orientate in maniera differente secondo il secondo al quale si riferiscono.
  • freccia di orientamento o di trasmissione , indicato con[→], che determina il movimento da un punto verso un altro, cioè la trasmissione, la comunicazione e la tendenza. Ovviamente, l’interpretazione da andare ad attribuire al simbolo è strettamente contestuale;
  • freccia di aumento [] o ascendente che rappresenta l’aumento, lo sviluppo, il progresso… ;
  • freccia di diminuzione [↘], che rappresenta il declino, la crisi… ;
  1. i simboli di corrispondenza (4 simboli):
    • simbolo di relazione, indicato come [/];
    • simbolo di uguaglianza, indicato come [=] ;
    • simbolo di differenza [≠] ;
    • simbolo di inquadramento[ [] ] ;

 

La stenografia

Tuttavia esistono dei casi in cui non è possibile utilizzare la simbologia, come ad esempio in caso di morfemi molto specifici o tecnicismi. A tal riguardo la stenografia potrebbe essere una soluzione particolarmente efficace, in particolar modo il metodo Stenital Mòsciaro, considerato il più facile e il più veloce da imparare. Esso è caratterizzato da un’estrema chiarezza in quanto a ogni lettera corrisponde un segno, rappresentato o da una linea retta o da una linea curva.

I principi alla base del metodo Stenital Mòsciaro sono: massima semplicità, chiarezza e regolarità della teoria e massima razionalità, flessibilità e la tecnica abbreviativa. Come ben si può intuire quest’ultima è di fondamentale importanza per l’interprete, poiché comporta un netto vantaggio sulla componente velocistica. Il metodo abbreviativo di Mosciaro parte dal presupposto che molte lingue, come ad esempio l’italiano, presentano componenti variabili (suffissi e prefissi) e una componente fissa (radice). Mòsciaro presenta dei casi in cui la prima può essere tralasciata:

  1. Quando la radice abbreviata non presenta “concorrenti” nel dizionario, come ad esempio “opz”, che può indicare unicamente il morfema “opzione” con le sue flessioni (opzionale, opzionare..);
  2. Deve essere presente necessariamente il contesto e l’ordine della frase;
  3. Devono essere presenti i marcatori, come articoli, pronomi, preposizioni, per determinare la flessione della parola abbreviata.

 

Discussione

L’utilizzo della stenografia nella presa di appunti quindi potrebbe implicare un vantaggio temporale e un vantaggio di chiarezza. Una volta automatizzato tale metodo, infatti, si possono presentare due scenari diversi:

  1. l’interprete può impiegare lo stesso lasso di tempo a stenografare la parola rispetto a scriverla per intero;
  2. l’interprete può impiegare un lasso di tempo inferiore.

In entrambi gli scenari abbiamo un vantaggio: nel primo abbiamo una scrittura limpida, che non lascia perplessità, quindi l’interprete è in grado di eseguire una resa elegante e nei giusti margini di tempo. Nel secondo caso vi è una massimizzazione dei tempi della presa di appunti, permettendo all’interprete di focalizzarsi sul maggior numero di informazioni possibile, andando a rendere il discorso nella sua interezza.

L’unione delle “regole” generali dell’interpretazione consecutiva e del metodo Stenital porta alla realizzazione di una presa de note, in cui non vi sono presenti le lettere dell’alfabeto latino (immagine 3).

Immagine 3: esempio di presa di appunti in consecutiva con stenografia integrata

Ovviamente questo non è il fine dell’interprete, poiché il compito principe di quest’ultimo è quello di rendere in maniera fluida, elegante e completa il discorso tenuto dall’oratore, ma possiamo affermare che l’unione di questi due modelli potrebbe portare a un optimum della consecutiva, riducendo ancor di più il rischio di ambiguità.

L’interpretazione consecutiva e la presa di note – di Ginevra Menconi

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