Il n. 6 di SPECIALinguaggi, dedicato a “I giovani e i linguaggi”, è ricco di nove contributi che in molti modi diversi aprono spiragli sui giovani e sui “loro” linguaggi.
Anzitutto gli autori degli articoli pubblicati sono per lo più giovani e giovanissimi.
In secondo luogo si occupano, all’interno dell’universo dei linguaggi, di ambiti particolarmente frequentati dai giovani o a loro dedicati.
Infine un taglio trasversale che mi sembra di poter individuare negli articoli di questo numero della Rivista (particolarmente trasversale), è lo spirito giovane che li anima, denso di valori rivelati dalla attenzione a linguaggi “vecchi” e “nuovi” e da una riflessione volta a volta sociale culturale esistenziale sempre approfondita e stimolante.
Roberto Gagnor esplora attraverso la storia disneyana “Buona fortuna Qua”, i turbamenti universali dell’età adolescenziale, attraverso un utilizzo innovativo della forma fumetto con un linguaggio idoneo a comunicare quelle esperienze nel modo più confacente al mondo degli adolescenti di oggi.
Clementina Frascarelli ci rende avvertiti, attraverso l’analisi di “Fritz the cat”, di quanto la traduzione volontariamente o involontariamente, possa perfino stravolgere la percezione del significato originario di un’opera, in questo caso cinematografica.
Gessica Lamia illustra la complessità professionale delle attività di sottotitolazione. Esse sono sempre più presenti in molte manifestazioni comunicative della nostra società, anche rivolte ai giovani. Ed in qualche misura rappresentano anch’esse una sorta di traduzione.
Importante allora una riflessione critica su uno strumento che non è mai neutro nel suo esito comunicativo.
Francesca Rizzi riflette su un altro aspetto ancora della sottotitolazione: le grandi potenzialità dei sottotitoli in relazione alla finalità dell’apprendimento di una lingua straniera.
Roberta Vitale ci dà una lettura della pubblicità, i cui messaggi vedono i giovani tra i principali fruitori, come un mondo in cui domina la dimensione della libertà creativa. Ma che al tempo stesso deve tenere conto di forti vincoli dettati dal pubblico a cui si rivolge (e con le molte variabili che lo caratterizzano); e dalla finalità certamente di persuadere, e persuadere attraverso la trasmissione (e forse anche la creazione) di valori e di modelli di riferimento.
Alessia Marino illustra come attraverso la moda si è largamente diffusa la possibilità di utilizzare il modo di vestire come un vero e proprio linguaggio personale. Al tempo stesso con il rischio di una paradossale e contraddittoria omologazione.
Maria Luisa Corti Crippa ci richiama alcuni dati dell’esperienza comune che concorrono al rinnovamento della lingua, alla sua perenne giovinezza si potrebbe dire (da movimenti di emancipazione a movimenti migratori).
Luigi Di Marco ci regala un’anteprima di un libro di memorie tramandate tra più generazioni. Una testimonianza di contenuti ed esperienze, e ne fa per noi anche un’occasione di stimolo su ciò che può alimentare questo dialogo. Infine, grazie ala sua esperienza, ne trae spunti anche in chiave manageriale.
Giordano Giannini infine esplora alcuni aspetti dell’universo cinematografico a lui particolarmente caro, e tanto frequentato dai giovani (di tutte le età).
Questo numero di SPECIALinguaggi esce nell’epoca del Coronavirus, che neppure era annunciato quando a dicembre è uscito il numero precedente. Un evento tanto straordinario e terribile non poteva non lasciare traccia anche nella rivista. E lo fa almeno in triplice modo: anzitutto desideriamo dedicare il prossimo numero (il n.7-dicembre 2020) alle vittime di questo flagello che ha colpito l’intero pianeta. In secondo luogo esso sarà imperniato sulla ricerca di alcuni riflessi che la pandemia ha impresso sulla sfera dei linguaggi. E infine già questo numero si chiude appunto con la prima parte di un saggio breve di Giordano Giannini ispirato dalla presenza tra noi di questo flagello. La seconda parte del saggio sarà in apertura del prossimo numero di SPECIALinguaggi, con l’auspicio che ci trovi quantomeno riempiti di un’atmosfera umana di positività e di profondo e reale rinnovamento personale e sociale.
Come scrive lo stesso autore:
“aldilà di ogni crisi o mutamento, il cinema continua, in fondo, ad essere fonte di fascinazione per il giovane pubblico il quale vi riversa – e nel “rito collettivo” della sala e nella visione domestica, individuale – nuove voglie, espressioni, influenze e tensioni; fra le pieghe dei films è possibile scorgere i segni di svolte epocali: saranno, queste, influenti nella ricezione di nuovi stimoli o nella reinterpretazione di certi valori? La seconda parte dell’articolo – da attendere fino a dicembre – ne proporrà alcuni: la concezione di Avanzamento Sociale (Le invisibili), Rivoluzione (Joker, Parasite) e Famiglia (Mon bébé, Figli).