Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato lavorare da remoto. La comodità di poter lavorare da casa!

Pensavo che potesse essere una prerogativa riservata solamente a lavoratori di alcuni paesi del Nord Europa, molto attenti alle esigenze ed alla vita privata delle persone, e ho sempre provato una sana invidia per chi poteva usufruire di questa possibilità. 

È dovuta arrivare una pandemia mondiale per farci capire che, ciò che si può fare stando in ufficio, si può fare anche stando tra le mura di casa.

Le aziende hanno dovuto investire velocemente per poter fornire alle persone l’hardware e le tecnologie necessarie per permettere loro di lavorare, poter essere connessi, raggiungere i server Aziendali e accedere in sicurezza alle informazioni per lo svolgimento delle mansioni affidate.

In pochissimo tempo molte aziende si sono attrezzate, hanno permesso ai lavoratori di lavorare da remoto evitando così i rischi del contagio.

I vantaggi sono diversi, tra i quali l’eliminazione dei tempi e dei costi di trasferta, la conseguente diminuzione dello stress causato dal traffico, la diminuzione dell’inquinamento, la possibilità di conciliare le esigenze lavorative con quelle personali, e lavorare quindi nella più completa sicurezza. Questi sono benefici di un valore inestimabile.

Tutto ciò non può che portare ad un miglioramento dell’efficienza del proprio tempo lavorativo, e anche ad un miglioramento della qualità dei risultati di ciò che abbiamo prodotto.

Chi è abituato a lavorare sodo in Azienda, non potrà far altro che lavorare di più. Si ha la possibilità di lavorare senza le fisiologiche interruzioni che si possono avere stando in ufficio. Il tempo risparmiato nel percorso casa-lavoro verrà impiegato probabilmente per terminare lavori e rispettare scadenze.

Si è sempre pensato che non si potesse fare a meno della presenza fisica delle persone in ufficio, ma ora si è capito che non è così. Riunioni, corsi di formazione, meeting, assemblee… organizzate sempre e solo “in presenza”. Quello che prima era impensabile e poteva essere un problema, ora non lo è più. Basti verificare quotidianamente la propria agenda (il nostro “Calendar”), e balzano all’occhio impegni definiti come “call”, “videocall”, “meet”, “webex”, o altre definizioni similari… che cambiano in base alle tecnologie utilizzate.  Termini oramai utilizzati quotidianamente, che identificano importanti strumenti informatici per la comunicazione dei quali non possiamo più fare a meno.

Lo strumento aziendale definito “Intranet” inizia a lampeggiare di prima mattina, non appena si accende il pc, e compaiono alert visivi e sonori che avvertono dell’arrivo di messaggi di colleghi con richieste varie: predisposizione di offerte commerciali, pianificazione di ricavi, organizzare al volo team di lavoro per evadere lavori commissionati da clienti.

Il cellulare inizia a squillare come se fosse il telefono fisso dell’ufficio, dal centralino dell’Azienda vengono girate direttamente le chiamate esterne dei clienti, perché è importantissimo poter essere rintracciati come se fossimo in ufficio.

E così il tempo scorre e la giornata vola. Ma a fine giornata, tra tutti gli aspetti positivi, si ha la percezione che qualcosa sia mancato. E ci si rende conto che è mancato il confronto reale con i colleghi, fatto di sguardi di intesa o di sguardi contrariati, fragorose risate o urla di rabbia. Manca quella parte di interazione reale tra colleghi, fatta di piccoli momenti ritagliati davanti alla macchinetta del caffè o durante la pausa pranzo, momenti che ci fanno sentire vivi. Lo smart working porta a lungo andare ad un distanziamento sociale tra le persone che non sempre aiuta psicologicamente.

Il mondo virtuale funziona, e anche bene, sono mesi che lo stiamo testando. Ma non dobbiamo dimenticarci di compensarlo con il mondo reale. Proprio per questo motivo, nel periodo post Covid-19, sarebbe ottimale poter avere la possibilità di usufruire del lavoro “agile” alternato a giornate di presenza in ufficio.

Il lavoro d’ufficio ai tempi del coronavirus – di Barbara Manghi

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