Un diario stenografato della prima guerra mondiale, l’inizio di ‘Characterie’ il primo libro di stenografia moderna, esempio di stenografia Gregg, un esempio di stenografia Pitman, le note di Seneca (note Tironiane)

Introduzione

In questo articolo si parla di sistemi di scritture veloci, stenografia e stenotipia creati principalmente per la lingua inglese. L’elenco dei sistemi stenografici professionali è enorme. Praticamente la stenografia è stata l’idea inglese di più grande successo dopo il calcio e come ogni paese europeo ha almeno una squadra di calcio, allo stesso modo ha almeno un sistema stenografico proprio. I sistemi prodotti nel mondo anglosassone sono moltissimi, magari non tutti di qualità eccelsa ma sufficienti ad individuare una serie di elementi comuni a tutti e a mettere in evidenza quelli originali. Un punto importante da notare è che nella lingua inglese il divario tra scrittura ortografica e scrittura fonetica è molto più sentito che in italiano. Questa differenza è stata il motore che ha mosso e sostenuto la ricerca di un modo alternativo di scrivere, non solo in campo stenografico. Nel periodo che va dal 19° secolo fino alla metà del 20° secolo esisteva negli Stati Uniti e in Gran Bretagna un movimento di intellettuali e accademici che cercava di riformare la scrittura inglese per avvicinare l’ortografia alla pronuncia. Questo movimento avrà un impatto sulla scritture veloci moderne infatti una trascrizione fonetica in inglese permette di scrivere il 15-20% di caratteri in meno rispetto al testo ortografico (solo 1% di risparmio in italiano).

Praticamente l’offerta commerciale delle scritture veloci in ambito anglosassone è su tre fronti per tre distinti clienti.

  1. Metodi professionali per ripresa oratoria che hanno la potenzialità di poter trascrivere un discorso con un numero minimo di errori e indipendentemente dalla velocità di chi parla.
  2. Metodi per dettatura che permettono di trascrivere con un numero minimo di errori un discorso tenuto con una parlata chiara, a velocità bassa o normale, come in una lezione.
  3. Metodi di scrittura personale, permettono di prendere appunti e di scrivere ad una velocità molto maggiore della scrittura ordinaria.

Il primo gruppo è universalmente noto e può sostituire i metodi degli altri due gruppi mentre il contrario è difficile. I gruppi 2 , 3 sono, a quanto ne so, maggiormente specifici dei paesi anglofoni e vengono presentati per quello che sono: delle scritture veloci e non delle stenografie.

Del primo gruppo fanno parte i metodi stenografici per la ripresa oratoria. Questi metodi stenografici combinano delle regole di abbreviazione da applicare a tutte le parole, un vocabolario per le abbreviazioni più comuni, regole per ricavare delle abbreviazioni specifiche, un alfabeto più rapido di quello usato nella scrittura ordinaria e l’uso del fraseggio, che consiste di scrivere diverse parole unite tra loro, senza staccare la penna dal foglio. Sono sistemi tendenzialmente fonetici, si scrive quello che si ascolta senza considerare l’ortografia. I sistemi professionali permettono di raggiungere elevate velocità di scrittura, oltre le 200 parole al minuto.

Al secondo gruppo appartengono quelle stenografie ‘facilitate’ come il Teeline. Lo scopo è quello di permettere di prendere velocemente degli appunti precisi. La loro principale ragione d’essere è quella di raggiungere le 100 parole al minuto in modo da poter superare l’esame stenografico che nel Regno Unito è obbligatorio per l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Questi sistemi possono essere ortografici.

Nel terzo gruppo ricadono quei metodi come lo ‘Shavian’ e la scrittura veloce derivata: il ‘Quickscript’. Si tratta di un alfabeto per scrivere foneticamente ma alcuni metodi sono ortografici. Sono più veloci della scrittura ordinaria ma non hanno la pretesa di poter trascrivere un discorso in tempo reale. Si tratta sostanzialmente di “scritture ad uso privato”. Usano un alfabeto speciale o derivato dalla scrittura corsiva e hanno un vocabolario di abbreviazioni per le parole più comuni.

La velocità è un punto che merita un chiarimento. Si parla di sistemi stenografici più veloci di altri ma in realtà non accade che imparando un sistema stenografico piuttosto che un altro si diventi necessariamente più rapidi a scrivere. La velocità del sistema è legata alle potenzialità del sistema usato ma dipende dallo stenografo arrivarci. Oltre una certa velocità, la scrittura stenografica deve essere un processo preciso e automatico. Quello che rende veloci è avere a disposizione un vocabolario di abbreviazioni ben fatto e saperlo usare senza esitazioni o dubbi. Spesso in ambito anglosassone si sente parlare di sistemi che permettono di arrivare a 350 o più, parole al minuto. Uno di questi sistemi è il Pitman New Era e se cercate su internet vi potrete imbattere in queste mirabolanti affermazioni. La realtà è che uno stenografo difficilmente necessita di andare oltre le 240\250 parole al minuto in inglese per due ottime ragioni,  1) nessuno parla cosi velocemente, 2) se qualcuno lo fa non si capisce cosa dice. Il numero 350\380 parole al minuto nasce da un equivoco voluto e calcolato per fini commerciali (anche gli inventori di metodi stenografici tengono famiglia). Non è la velocità effettiva di ripresa ma la velocità che si può raggiungere scrivendo ripetutamente una certa frase alla massima velocità. Si moltiplica il numero di parole della frase scritte dopo 15 secondi per 4 e questo è da dove viene il numero. Se si stenografa “Molte persone molte volte sono famose” per 10 volte in 15 secondi si è raggiunta la velocità di 240 parole al minuto. Si tratta sempre di velocità notevoli ma questo numero misura solo il grado di automatismo che si è raggiunto con una data frase non l’abilità di ripresa. Un’altra importante considerazione è che in questo modo non vi è bisogno di ascoltare prima di scrivere, come avviene nella ripresa, questo abbassa di molto il tempo di scrittura. In conclusione: non lasciatevi sedurre dai numeri.

La velocità non interessa a tutti, ci sono casi in cui quello che si vuole è una scrittura più veloce di quella ordinaria, che prenda poco spazio e che sia leggibile. Si può dire che la stenografia moderna era nata semplicemente come un metodo di scrittura breve e veloce che faceva risparmiare carta e l’inchiostro, che fino agli inizi del 1960 erano dei beni costosi. Sono occorsi quasi centocinquanta anni dalla pubblicazione del primo metodo stenografico moderno nel 1598, per avere un sistema professionale per riprendere i discorsi parola per parola.

Velocissima storia dei metodi di scrittura veloce

C’era un tempo in cui essere stenografi/e era figo e remunerativo.

La storia delle scritture veloci inizia presto. Uno dei primi sistemi di scrittura veloce conosciuto è antichissimo ed è tuttora in uso, infatti questo articolo è scritto con un sistema che deriva dalla semplificazione di ideogrammi egiziani operata da commercianti nord Africani che usavano questo sistema per trascrivere i fonemi della propria lingua in modo rapido. Essendo questa una brevissima storia che ha come scopo di fornire alcune informazioni sulle scritture veloci moderne, trascuriamo i fenici e ci limitiamo al mondo anglosassone in modo da avere una idea su quando si inizia a pubblicare i primi manuali di scritture veloci in epoca moderna e quali sono le opere di maggior impatto teorico-pratico. Se qualcuno si risentisse per il fatto che non viene citata la stenografia medioevale faccio ammenda e rimando al libro ‘Ancient and Mediaeval Shorthand’ consultabile al seguente indirizzo:

https://archive.org/details/ancientmediaeval00zeibiala/mode/2up

Molti nomi di importanti stenografi mancano ma la massa di libri scritti tra il 1600 e il 1800 non permette neache di nominarli tutti. L’ossatura delle date è sufficiente a dare una mappa dell’evoluzione dei principali metodi stenografici. Prima di arrivare al primo libro di stenografia pubblicato nell’Inghilterra elisabettiana dobbiamo fare un salto indietro nel tempo per vedere come nasce il modello per tutte le scritture veloci moderne. 

Da un punto di vista intuitivo si capisce che più un testo è ripetitivo e maggiore è la possibilità di abbreviarlo. Di tutti gli scritti necessari per la vita di un paese, i testi giuridici sono tra quelli più ripetitivi. Devono continuamente e chiaramente dichiarare tutte le varie possibili sfumature di un singolo caso, rimandare a casi trattati tre pagine prima, richiamare altri codici e trattazioni, ripetere esempi di situazioni reali con minime variazioni, in pratica dicono continuamente le stesse cose con variazioni minime. Se Roma fu la culla della cultura giuridica occidentale fu anche la culla delle abbreviazioni. Nel mondo giuridico latino si è sempre fatto ampio uso di sigle. Non esisteva un insieme stabilito di sigle e questo poteva dare luogo a interpretazioni non corrette tanto che il loro uso venne proibito negli atti ufficiali. Nella tarda antichità il loro uso venne proibito diverse volte. Nel 438 la proibizione fu stabilita con un atto del Senato Romano, nel 530 e nel 533 da Giustiniano e dal secolo VII e VIII le sigle sono del tutto scomparse dai codici giuridici. Parte di queste sigle giuridiche passarono nella scrittura comune e furono di modello per la produzione di altre sigle. (vedi Batelli ‘Lezioni di paleografia’, pagina 102).

Al di là della proibizione di usare le sigle in modo ufficiale rimaneva il problema di dover scrivere velocemente. Un modo alternativo all’uso delle sigle era il sistema delle note Tironiane. Questo era un sistema coerente di simboli inventato inizialmente dal liberto Marco Tullio Tirone, segretario di Cicerone e sistematizzato da Seneca in un dizionario di 4000 note. Questi simboli erano distinti dalla normale scrittura corsiva latina e non potevano essere confusi con altre parole, avevano un significato preciso ed erano prodotti seguendo un sistema di regole. In pratica eliminavano i problemi connessi con le sigle. Queste note non erano destinate ad un uso ufficiale, servivano per essere sufficientemente veloci da poter scrivere alla stessa velocità di chi parla. Un esempio di note tironiane può essere trovato in “Inscriptiones antiquae totius orbis romani : in absolutissimum corpus redactae olim auspciis Iosephi Scaligeri et Marci Velseri” pubblicato nel 1707. 

Chi fosse curioso e volesse provare a scrivere in latino usando le note può trovare questo libro all’indirizzo:

https://archive.org/details/inscriptionesant22grut

Le note tironiane sono a tutti gli effetti la prima forma di stenografia in ambiente latino. La differenza tra sigla e nota tironiana è molto grande. La sigla consiste nel togliere qualcosa da una parola ed è chiaro che si può togliere fino a un certo punto. Se si deve ricavare delle sigle da parole che variano poco tra loro come, forno, torno, corno, si rischia di produrre sigle che differiscano poco in lunghezza dalla parola originale e che complicano l’interpretazione del testo. In teoria, le note tironiane evitano questo problema in modo elegante producendo da una parole o frase un simbolo univoco. Se si potesse produrre un numero molto grande di simboli, tutti diversi tra loro e tutti brevi da scrivere, qualsiasi parola, persino qualsiasi frase o discorso, potrebbe essere codificata con un unico simbolo, brevissimo e dal significato univoco e determinato. Senza usare alcuna abbreviazione sarebbe possibile scrivere il testo nella sua interezza in modo estremamente rapido. Sicuramente una impresa non facile.

Le sigle, e parte delle note tironiane, continuarono ad essere in uso nei manoscritti non giuridici. Inizialmente si conservarono anche nei libri stampati ma dopo un primo breve periodo l’intero sistema di abbreviazioni venne abbandonato e alla fine del 1500 era quasi scomparso del tutto. Qualcosa delle note tironiane è sopravvissuto fino ai nostri giorni: la nota tironiana ‘⁊’ per ‘et’  che viene usata nella lingua gaelica irlandese e corrisponde al carattere unicode U+204°. Sembra il numero 7 ma e’ scritto appena più in basso (⁊7).

Timothy Bright (1551?–1615), medico del tardo periodo Tudor, era intenzionato a far rivivere le note tironiane. Nel 1588 pubblica quello che può essere considerato il primo testo di stenografia moderna ‘Characterie: an Arte of Shorte, Swift, and Secret Writing by Character’. Il metodo si fonda su un alfabeto arbitrario, più rapido a scriversi di quello ordinario, la trascrizione delle parole segue l’ortografia inglese. Sopravvivono otto copie del libro, delle quali solo una è completa. La mancanza di edizioni successive suggerisce che non abbia avuto un gran successo ma l’idea aveva iniziato a far breccia. Il libro è consultabile a questo indirizzo:

https://archive.org/details/characteriearteo00brig

Peter Bales (1547–?1610) era un personaggio unico del periodo elisabettiano. Maestro di calligrafia fu capace di scrivere in modo chiaro e perfettamente leggibile il Padre Nostro, il Credo, i Dieci Comandamenti, due brevi preghiere in latino seguite dal suo nome, motto, data e nome del regnante su una faccia di un dischetto d’argento grande quanto un penny. Il dischetto, montato su un anello, venne presentato alla Regina Elisabetta I presso la corte di Hampton. Nel 1590 pubblica ‘The Writing Schoolmaster Brachygraphie, Orthographie, Calygraphie’ a cui fa seguito nel 1597 ‘The Arte of Brachygraphie’’ Espone un sistema ortografico molto simile a quello proposto da Timothy Bright.

Nel 1602, John Willis (1575-1625) pubblica il primo libro di stenografia di grande successo: “Art of Stenographie” che ebbe 14 edizioni in 43 anni, l’ultima nel 1647. “Art of Stenographie” è il primo sistema stenografico fonetico. L’alfabeto proposto da John Willis risentiva della scrittura ordinaria, ad esempio Z era scritta Z e questo non era eccessivamente pratico.

John Byrom of Kersal (or of Manchester) (1692-1763), poeta e storico e uno degli uomini più alti della Gran Bretagna (in senso fisico, era davvero alto). Inventò un sistema stenografico fonetico. Il suo sistema avrà un ottimo successo tanto da durare fino al 19 secolo, ancora agli inizi del 1800 si pubblicavano degli adattamenti del suo metodo in tedesco. Il sistema Byrom fu registrato nel 1740 e Byrom fu l’unica persona autorizzata a pubblicare libri sul suo sistema per un periodo di 21 anni. Il sistema venne adottato ad Oxford, Cambridge e nella House of Commons. Questo probabilmente è il primo metodo stenografico per la ripresa oratoria.

Samuel Taylor (1748/49 – 1811) nel 1786 pubblicò “An Essay Intended to Establish a Standard for an Universal System of Stenography, or Short Hand Writing” che fu il primo metodo ad essere adottato in tutti i paesi anglofoni. La stenografia Taylor era fortemente ispirata al sistema Byrom e si basava sulla eliminazione delle vocali nelle parole polisillabiche. Il metodo fu adattato a diverse lingue europee tra cui l’italiano. Il libro è consultabile a questo indirizzo: 

https://archive.org/details/essayintendedtoe00tayl

Nel 1837 viene pubblicato il sistema di maggior successo nel mondo anglosassone: l’Isaac Pitman. Sir Isacc Pitman era uno stenografo che usava il sistema Taylor. A 24 anni pubblica il suo sistema. Questo metodo è molto complesso, ha un consistente numero di regole e una quantità notevole di abbreviazioni da mandare a memoria. Intere frasi sono abbreviate con un paio segni e parole diverse sono scritte una di seguito all’altra, senza spazi, a formare una parola unica. Il metodo si stacca dalla tradizione britannica e assume una novità linguistica che era stata sviluppata dal mnemonista e stenografo Aimé Paris. La novità consisteva nell’indicare i foni simili come (T e D, P e B, F e V etc) con lo stesso segno.  Questa idea era l’applicazione di un sistema usato nella mnemotecnica per memorizzare i numeri che era stato perfezionato nel 1820 dal Paris (Expositions et pratique des procédés de la mnemotechniques, à l’usage des personnes qui veulent étudier la mnémotechnie en général 1820). Paris era uno stenografo Taylor e decise di usare la tecnica mnemonica come base per una nuova stenografia francese. L’idea alla base del nuovo alfabeto avrà talmente tanta fortuna da essere adottato da quasi tutte le stenografie successive a quella data. Pitman trova il sistema del Paris ottimo ma per renderlo più adatto alla lingua inglese decide di distinguere i foni della stessa coppia usando un tratto più leggero e uno più spesso. Dopo aver pubblicato il suo metodo ebbe un ripensamento sul simbolismo usato per rappresentare le vocali e il metodo venne modificato nella decima edizione del 1859. Il cambiamento non venne recepito bene negli Stati Uniti e spianò la strada all’invenzione del metodo Gregg.

Negli anni successivi alla prima guerra mondiale, gli eredi di Pitman commissionarono uno studio scientifico sulla frequenza delle parole in lingua inglese. Da questo studio, pubblicato dalla casa editrice Pitman nel 1923, nascerà l’edizione Pitman New Era del 1922. Ovviamente lo studio usato per creare il metodo fu pubblicato dopo l’uscita di quest’ultimo per non avvantaggiare i sistemi concorrenti. La nuova edizione avrà un numero maggiore di abbreviazioni e alcuni simboli in più per aumentare la velocità di scrittura.

La stenografia era un’arte che aveva un folto seguito di uomini e di donne. La maggior parte delle donne si dedicava alla professione di segretarie stenografe e si poteva accontentare di velocità di ripresa minori. Gli uomini erano per lo più interessati in quanto avvocati e giornalisti e dovevano raggiungere velocità di ripresa a livello oratorio. Tra le attività tradizionalmente riservate agli uomini vi era la guerra, che, notoriamente, non lascia tempo per la stenografia. Quando ci si avvicina ad un periodo di guerra, il numero dei diplomi da stenografo rilasciati dagli istituti cala dato che cala il numero di uomini. Dopo due guerre mondiali la stenografia sarà, soprattutto, una arte per le segretarie. Questo succede in tutto il mondo e si riflette sui metodi che si semplificano riducendo la velocità a 80\100 parole al minuto in modo che il sistema sia appreso velocemente. Il metodo Gregg fu tra i primi a seguire questa tendenza subito dopo la prima guerra mondiale. 

Dopo la seconda guerra mondiale, il numero di pubblicazioni inizia velocemente a diminuire. Nel 1968 viene pubblicato l’ultimo ‘importante’ sistema stenografico in lingua inglese, il Teeline. Nel 1975 viene dato alle stampe il manuale ‘Pitman 2000’, una versione ‘semplificata’ ad uso dei segretari. Dal 1990 le pubblicazioni di manuali di stenografia sono praticamente cessate e la stenografia è diventata una attività per una ristretta cerchia di giornalisti e appassionati.

Pitman, Gregg, stenotipia e rivoluzione

Da sinistra Sir Isaac Pitman, John Robert Gregg, al centro la macchina per stenotipia della Universal Stenotype Company modello 1914, sullo sfondo la rivoluzione russa.

In un mondo ideale, l’ideatore di sistemi stenografici dovrebbe essere pronto a riscrivere e modificare il suo metodo per adeguarsi agli ultimi cambiamenti linguistici o ai più moderni studi di fonetica. L’ultima edizione del manuale stenografico dovrebbe essere il non plus ultra della linguistica evitando l’obsolescenza del metodo. La realtà è ben diversa. I sistemi stenografici, una volta che sono entrati in uso, sono difficili da modificare. Succede che, a volte, siano necessarie diverse radicali modifiche, in questo caso si pubblica il metodo con un nuovo nome. Se le modifiche da apportare sono importanti ma poche diventa difficile che si possa rimediare al problema.

L’unico che ha provato a modificare il metodo stenografico dopo averlo pubblicato è stato Sir Isaac Pitman (1813–1897). Il suo metodo, pubblicato nel 1837, era quello di maggiore diffusione nei paesi di lingua inglese, migliaia di insegnanti e di libri pubblicati. Sir Isaac Pitman decise che il metodo poteva trarre un gran giovamento da un cambiamento nei segni delle vocali A, E e I. Queste erano scritte con un punto dove finisce la consonante, Pitman pensò che il punto stava meglio nel punto in cui inizia il simbolo della consonante. La modifica era troppo limitata per giustificare un metodo nuovo e quindi venne pubblicata come modifica al metodo esistente nella decima edizione del manuale, anno 1859. Fu un disastro. Se “Per un punto Martin perse la cappa”, Pitman perse il suo primato di sistema stenografico dominante nei paesi anglofoni. La pubblicazione del nuovo manuale ebbe un effetto devastante, in un sol colpo migliaia di libri costosi diventarono carta straccia e la professione di migliaia di insegnanti fu messa in discussione. In Gran Bretagna, gli stenografi gli perdonarono la modifica a patto che la cosa non si ripetesse. Negli Stati Uniti non furono molto accomodanti e inventarono decine di sistemi stenografici diversi. Dopo il 1859, negli Stati Uniti il mondo della stenografia diventa completamente caotico. Chi poteva pubblicare un sistema stenografico lo fece e si accreditava come esperto. Il fratello di Isaac Pitman, Benjamin Pitman, che risiedeva negli USA, pubblicò il suo sistema Pitman a cui si aggiunsero Munson’s Phonography, Graham’s Phonograhy, Lindsley’s Takigrafy, solo per citare i più famosi di una lunghissima lista. Tutti questi metodi avevano in comune il fatto di essere delle variazioni del Pitman originale. L’insegnamento era in preda all’anarchia. Nel 1888 venne pubblicato il manuale di Gregg. Il sistema piacque molto. Era un metodo originale e non una variazione del Pitman. Non aveva righe da ispessire calcando il pennino. Era ben pubblicizzato ed era unico. Nel 1909 l’American National Shorthand Reporters Association indisse una competizione di stenografia con velocità oltre le 200 parole al minuto. Le prime due edizioni furono vinte usando il Pitman o sistemi derivati da quello. Nel 1911 Charles Swem, uno stenografo Gregg, vinse la competizione dimostrando che il Gregg poteva essere veloce quanto e più del Pitman. In pochi anni il Gregg diventò il sistema favorito negli Stati Uniti mentre gli altri paesi anglofoni continuarono ad usare il sistema Isaac Pitman. La storia sembra finita ma un destino baro e crudele attendeva. Nella gara del 1914, la Universal Stenotype Company iscrisse un gruppo di 9 ragazzini, teenegers, che usando l’ultimo modello di macchina da stenotipia furono in grado di tenere testa a 30 stenografi. Un esperto stenografo Pitman vinse per il rotto della cuffia ed evitò l’onta per l’intera categoria. Allo scoppio della prima guerra mondiale la competizione fu sospesa per 5 anni. Quando riprese, nel 1919, le macchine da stenotipia furono vietate ma oramai il segnale era stato mandato e nei tribunali gli stenotipisti stavano sostituendo gli stenografi. La Universal Stenotype Company non profittò dal cambiamento. Durante la prima guerra mondiale, la compagnia aveva sospeso la produzione di macchine per stenotipia per essere convertita alla produzione di munizioni con un contratto con il governo russo. In seguito alla rivoluzione sovietica perse i soldi investiti e venne dichiarata fallita. Dopo la fine della guerra la stenografia ritornò alla ribalta. Per riprendersi dalla scottatura della stenotipia, nel 1922 gli eredi di Sir Pitman commissionarono uno studio statistico della lingua inglese e la usarono come base per la pubblicazione di un nuovo metodo Isaac Pitman. Questa volte le differenze erano tali che venne pubblicato non come modifica al metodo esistente ma come metodo autonomo: il ‘New Era’. Più complesso dell’originale, introduceva nuovi simboli accanto ai vecchi in modo da velocizzare la scrittura. Era completato con un ricco vocabolario di abbreviazioni che in combinazione con la scrittura più rapida, permetteva di raggiungere delle velocità di ripresa molto elevate. Questa nuova edizione era in controtendenza con la direzione presa dai vari metodi che si stavano semplificando e trasformando in metodi più lenti ma più facili da imparare. Oggi il ‘New Era’ è l’Isaac Pitman ufficiale a cui nel 1975 si è affiancato il metodo semplificato ‘Pitman 2000’. Il nuovo metodo fu il canto del cigno, infatti dal 1990 nel regno unito il numero di pubblicazioni di libri e manuali di stenografia è praticamente a zero. L’unico metodo di cui si continua la pubblicazione è il Teeline, dato che è il metodo preferito per affrontare l’esame per diventare giornalisti.

Stenografia e dintorni (in lingua inglese) – di Angelo Giusti Smith

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