Euripide fu uno spirito libero che criticò le aberrazioni dei democratici e dei demagoghi, soprattutto levò la sua voce inascoltata contro le atrocità della guerra.

In sei delle tragedie superstiti la tematica portante è quella bellica: Ecuba, Supplici, Troiane, Fenicie, Elena, Ifigenia in Aulide, dove si ripetono gli accorati appelli a risolvere i contrasti col dialogo e non con le armi – mi pare un invito che avrebbe qualche valore anche oggi…

Nelle Supplici, Adrasto alla testa delle madri che richiedono i cadaveri dei figli caduti nell’assedio di Tebe, depreca il comportamento dei mortali e li esorta a vivere nella pace – così faranno le madri dei russi e degli ucraini dei nostri tempi…
Il testo delle Supplici prosegue:
Come siete stupidi o mortali
che tendete l’arco al di là del bersaglio
e subite il giusto castigo di molte sventure
ma non date ascolto a chi vi vuol bene,
e siete succubi di ciò che accade!
E voi città che potreste sottrarvi alle sciagure grazie alla parola, risolvete le situazioni non con i discorsi, ma con la guerra.
O infelici mortali,
perché impugnate le armi e vi uccidete tra di voi? Smettetela! Basta con le guerre!
Custodite le vostre città,
in pace e con chi vive nella pace.
Breve, la vita,
e dobbiamo viverla nel modo più sereno, non tra gli affanni
”.

Quello che abbiamo recuperato dai testi del VI secolo a.C. di una delle diciannove opere attribuite a Euripide mostra in tutta la sua drammaticità l’orrore e la disperazione che sempre porta con sé la guerra. L’antica Grecia diviene palcoscenico del passato e del futuro e dimostra la debolezza e la superbia negli aspetti più deleteri. Chi è forte mostra i muscoli e chi è debole spesso simula.

Euripide e la guerra – di Luigi Di Marco

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