Friedrich Nietzsche nel suo “Hymnus an das leben” (Inno alla vita), diceva: “La vita senza la musica sarebbe un errore”. La musica, infatti, è vita, perché prima di tutto è emozione e poiché senza emozioni non c’è vita, la musica è vita. Essa è un’esigenza del corpo, un’esigenza della mente, un’esigenza dell’anima che aiuta a rilassarci, ad esprimere sentimenti e paure, ma anche ad esorcizzarle, con il suo potere curativo e benefico. Ci completa, ci fa star bene e ci accompagna nei diversi momenti dell’esistenza e nelle varie attività. È presente in ogni cultura e il suo nome, dal greco antico, significa “Arte delle Muse”. Le Muse , divinità femminili figlie di Zeus, rappresentano l’ideale supremo dell’Arte intesa come verità del “tutto” ovvero “l’eterna magnificenza del divino”. Così è la musica.

Inoltre, come sottolineato da vari psicologi, essa ha un ruolo importantissimo nella vita dei giovani e ha un forte impatto sulla crescita personale. Attraversa le nostre giornate e ci cambia nel profondo, soprattutto nell’età dell’adolescenza. Costituisce un linguaggio universale per i ragazzi, uno specchio in cui riflettere il proprio io interiore in un momento della vita caratterizzato da numerosi cambiamenti, difficili da gestire. Oggi i giovani possono spaziare tra tanti generi musicali, dal classico al pop, al rap, all’hip hop, al jazz, al rock ecc…, anche grazie ai tanti mezzi per ascoltarli.


In un mondo complicato come quello in cui viviamo, la musica può essere terapeutica anche per loro, aiutandoli ad esprimersi, a riflettere, ad apprezzare l’armonia che l’arte dei suoni ci comunica con l’ascolto e la conoscenza di un brano musicale.

Chiediamoci quindi quanto è importante nell’educazione dei giovani e come la scuola pubblica, dall’elementari all’università, dovrebbe occuparsene maggiormente, invece di affidarla solo ai privati o ai conservatori che un ragazzo solitamente frequenta quando ha già scoperto l’attitudine per la materia.

In Italia, da sempre considerata “il paese del bel canto”, la musica, rispetto ad altri paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra, è quasi ignorata nell’istruzione pubblica.

Tutti gli studi effettuati dall’antichità ad oggi evidenziano lo scopo educativo dell’arte dei suoni oltre alle finalità ricreative. Penso che essa offra ai giovani molte potenzialità da sfruttare.

Ad esempio, poiché si dice che oggi a scuola i ragazzi fanno tanta fatica a concentrarsi, il poter suonare uno strumento richiede attenzione, impegno costante, sacrificio, motivazione, tutti aspetti che coinvolgono corpo, intelletto e spirito.

Oggi le ore di studio della materia sono previste solo alla scuola elementare, ma spesso senza l’utilizzo di uno strumento e alla scuola media attraverso progetti più o meno efficaci, a seconda della sensibilità dei docenti. Ma alle superiori? Nel periodo forse più delicato per il futuro di un adolescente? L’inserimento nel curriculum scolastico sarebbe un passo significativo per la formazione del gusto musicale degli adolescenti che si ripercuote poi sull’intera società, compresi il mercato del lavoro e le loro future professioni.


Imparando e ascoltando la musica si valorizzano i legami e i rapporti tra i giovani e si abbattono le barriere sociali, perché si rafforza la socializzazione tra i ragazzi che condividono le stesse passioni, i problemi e le situazioni legate all’età, indipendentemente dalla provenienza e dal ceto sociale.

Aristotele affermava che la musica apporta molti benefici tra cui quello catartico e oggi più che mai i giovani hanno bisogno di questa attività per staccarsi dalle dipendenze moderne.

Essa può diventare una liberazione da situazioni familiari difficili e un aiuto in caso di timidezza, di solitudine, di difficoltà a stabilire relazioni e perfino per il recupero dalle tossicodipendenze e dall’alcolismo.

Molti studiosi hanno dimostrato l’importanza dell’ascolto della musica in storie di questo tipo.

Ascoltandola e studiandola, i ragazzi imparano a conoscersi meglio, riflettendo nelle note , fin da piccoli, i loro sogni, i loro desideri, le aspettative, i bisogni, le emozioni; essa, col suo linguaggio universale, diventa una valida alternativa a internet, alle chat, ai social, che spesso distruggono la capacità di intrecciare legami veri e profondi.


Ho insegnato storia della musica in un liceo musicale e ho potuto notare la differenza di maturità e di comportamento, di intenti e di risorse psicologiche, dei giovani che studiavano uno strumento e i loro coetanei fuori da quel contesto.

Per questo e altro, penso che la scuola pubblica possa fare veramente tanto con ore di studio dedicate all’arte dei suoni e progetti specifici in base all’età dei ragazzi.

Bisogna farne emergere le potenzialità nelle scuole, come avviene in vari paesi all’estero, e garantire, attraverso docenti motivati e preparati, programmi, laboratori, strumenti per permettere ai giovani di esprimere il meglio che c’è in loro anche attraverso lo studio dell’arte dei suoni.

Quando vado ad un concerto e noto che la componente giovanile è scarsa, oppure poco attenta e rumorosa, penso con tristezza che l’educazione musicale non si improvvisa, ma dovrebbe essere compito dell’istruzione attuarla fin dai primi anni perché ritengo che essa contribuisca notevolmente alla formazione della persona la quale poi determina il nostro modo di essere e di comportarci nella società.


Oggi si discute spesso sui generi e la qualità della musica che ci viene offerta dai mass media e che i giovani ascoltano. Molti criticano certe manifestazioni musicali che sono più esibizionismi di costume che eventi musicali e privilegiano testi ad effetto piuttosto che la vocalità e la strumentazione. Io sono del parere che anche la musica rispecchia i vari cambiamenti della società, quindi non bisogna demonizzare certe rappresentazioni, anche se appaiono stonate a chi ha qualche esperienza di studio nel campo musicale. Se fin da piccoli la scuola educasse i giovani allo studio delle sette note, crescendo, ognuno potrebbe ascoltare qualsiasi tipo di musica, mantenendo lo spirito critico che gli deriverebbe dalla conoscenza delle opere fondamentali composte dai grandi musicisti del passato.

L’importanza della musica per l’educazione dei giovani – di Paola Gagni

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