INTRODUZIONE

Ho accolto con piacere l’invito che alcuni Colleghi accademici mi hanno più volte rivolto, sollecitandomi a rendere partecipi i lettori della rivista di un evento che, qualche anno fa, mi ha coinvolto attivamente: una performance svoltasi nell’ambito di un workshop artistico internazionale multimediale che annualmente si svolge in Trentino. Giovani artisti provenienti da tutto il mondo hanno la possibilità di presentare le loro opere inedite che si contraddistinguono per un marcato contenuto innovativo – e per alcuni aspetti anche “provocatorio” – spaziando dalle rappresentazioni teatrali a quelle musicali. L’evento si chiama Drodesera, un festival che si svolge ogni anno da 38 anni, a fine luglio (nel 2013 dal 26 luglio al 3 agosto), in una centrale elettrica divenuta palcoscenico alle porte del piccolo paesino di Dro (TN). Lo slogan del 2013 era MEIN HERZ (il mio cuore).

Nell’ambito di una “live works performance” del Drodosera, due giovani artisti, l’italiana Valentina Curandi e il canadese Nathaniel Katz, mi chiesero di poter prendere parte attiva in un loro progetto al quale stavano lavorando da tempo e che prevedeva, tra le varie forme di comunicazione e rappresentazione di una “idea artistica”, anche la stenografia. Devo premettere che la cosa, se da un lato mi incuriosì, mi lasciò alquanto perplesso perché non mi era chiaro quale ruolo avrebbe potuto svolgere uno stenografo all’interno di una performance di cui, soprattutto, mi era stato accennato unicamente sommariamente. Tuttavia, il fatto che gli artisti mi avessero contattato tramite la collega e amica Isa Crippa, mi rassicurò e quindi accettai la loro proposta.

Dopo i primi contatti, il progetto cominciò a prendere forma e quindi superai le perplessità iniziali e, devo dire con stupore, le considerazioni che i due artisti mi proponevano mi fecero cogliere aspetti e valenze della stenografia che, fino ad allora, erano per me sconosciute.


IMMAGINE 1: gli artisti Valentina Curandi e Nathaniel Katz

IL SEGNO STENOGRAFICO COME OPERA D’ARTE

Il progetto si chiama Word for Word ed è stato creato per la Live Works 2013 presso la Centrale Fies. Il progetto prevede un’operazione di reverse publishing, cioè il risultato di un’indagine sulla trasparenza processuale delle istituzioni, insieme a un lavoro di “performance involontaria”, dove più soggetti, non soltanto gli artisti, ma anche appunto diversi professionisti come il libraio e lo stenografo, sono attivamente coinvolti.

Quindi lo stenografo e la stenografia diventano parte integrante del processo artistico. In realtà, in molti studi di tecnica stenografica e, più in generale, di studi grafici, viene affrontato l’aspetto “artistico” del segno stenografico. Negli scritti degli autori dei sistemi stenografici – come l’”Anleitung zur Redezeichenkunst” di Gabelsberger, i lavori di Meschini, Cima, Mosciaro, gli studi di Giulietti, Chiesa e molti altri – il segno stenografico è stato oggetto di attente riflessioni. Tuttavia, tali analisi afferiscono soprattutto ad aspetti meramente grafici. Infatti, solo marginalmente troviamo delle considerazioni di tipo “artistico”: l’attenzione dello studioso indaga soprattutto la possibilità che ha un segno di combinarsi, fondersi armonicamente con altri. Essi enfatizzano la facilità del tracciato, la sua immediata e univoca interpretazione anche quando, tracciato in velocità, lo stenogramma si deforma. 

In questo caso, però, per la prima volta, credo, il segno stenografico è diventato “soggetto attivo” di una performance, capace di suscitare l’interesse dello spettatore. Il segno stenografico, “misterioso” per chi lo vede tracciare dallo stenografo o per chi cerca di “interpretarlo”, diventa parte di una rappresentazione che, tuttavia, trasmette delle emozioni, “comunica”, trasmette un messaggio allo spettatore.

IL PROGETTO ARTISTICO

Il progetto del duo Curandi Katz prevede di dare “nuova vita” a materiale che aveva già avuto precedenti finalità che, con Borges, potremmo definre infami. Attraverso un processo di distruzione e successiva ricomposizione, l’obiettivo era far risorgere tale materiale a una nuova vita e fargli assumere nuove finalità e trasparenza comunicativa. Nel dettaglio, tutto il live work artistico ha avuto questo sviluppo temporale: in una prima fase gli artisti hanno scelto un certo numero di opere letterarie del secolo scorso – un ruolo importante è stato svolto dalla Storia universale dell’infamia di Borges del 1935 – a contenuto blasfemo, sovversivo, fortemente irriverente nei confronti delle istituzioni e del “sentire comune”. I performer hanno poi gettato queste opere nelle acque “purificatrici” del fiume Sarca – che scorre proprio accanto alla sede del “performing art festival e serviva ad alimentare la Centrale idroelettrica Fies che oggi ospita l’evento – dove sono rimaste per qualche giorno. In seguito sono state recuperate e ridotte in poltiglia.

Musica e altri suoni, una gestualità a volte molto marcata alternata a movimenti lenti e”rassicuranti” accompagnava il lavoro di riduzione in poltiglia di quelle che furono, in un passato forse dimenticato, opere con le quali vennero ideologie e sentimenti, quali l’antisemitismo e l’odio razziale, che segnarono profondamente e tristemente la vita di molti popoli e che,  anche oggi, cercano di riemergere e, assieme alle spinte negazioniste, proporre inaccettabili strumenti di rilettura della storia.


IMMAGINE 2: il processo di macerazione dei libri ingiuriosi

Da questo materiale, è stata creata una nuova materia, carta riciclata, che conserva ancora frammenti di parole originali, singole lettere o un coacervo di lettere e segni di difficile interpretazione. La carta così prodotta è stata poi da me utilizzata per prendere in appunti il verbale della giuria del premio. Così facendo, i libri individuati si sono trasformati in testimoni di un nuovo sguardo sulla storia, che inverte il messaggio da essi trasmesso al tempo della loro stesura.

LO STENOGRAFO E LA STENOGRAFIA

E, dunque, perché la presenza della stenografia, o meglio, dell’attività dello stenografo? Quale, nell’intento dei due artisti, il possibile legame tra simboli stenografici e questo progetto artistico multimediale che ha visto come strumenti di lavoro e di comunicazione la musica, la gestualità, il colore? Questa risposta, l’ha fornita la Giuria che, tra le altre opere in concorso, ha premiato questo progetto per il seguente motivo: “il segno stenografico, o meglio la fedele ripresa stenografica dei diversi momenti di comunicazione, riflessione, analisi e dibattito, sia all’interno che all’esterno del progetto, hanno documentato – e quindi “svelato” – i diversi momenti della performance, dando vita a materiale fortemente connotato da un’armonica fusione di movimenti, tracciati e simboli”.

IMMAGINE 3: Al lavoro durante il processo

Secondo gli artisti, “La presenza dello stenografo durante la sessione privata di giuria a fine serata ha decretato l’assenza di un momento performativo pubblico e la nostra scomparsa nel progetto è stata anche la nostra delega ad un performer di mettere in campo la propria competenza professionale. Letteralmente, nel suo essere forse il più abituale testimone di processi giuridici, lo stenografo ha sottolineato con la propria presenza e l’esecuzione dei compiti affidatigli (l’ascolto e la stesura del verbale parola per parola) i caratteri di segretezza, formalità, legalità di un vero processo di giudizio, portando i giurati del premio ad una maggiore consapevolezza di essere essi stessi in performance. Con la nostra dipartita dal momento spettacolare e unico della notte del premio, in cui le performances dei finalisti si susseguivano in un programma di appuntamenti, volevamo porre l’attenzione su un tipo di performatività che si disperde nelle maglie del tempo reale e rivive in un possibile racconto a posteriori e negli elementi che ne sopravvivono.”

OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

Come sintetizano bene gli artisti stessi, “attivando un’operazione di reverse publishing, nel corso della nostra residenza per Live Works presso Centrale Fies abbiamo usato le acque dell’adiacente fiume Sarca e una biblioteca di libri ingiuriosi per dar vita ad un tentativo di trasparenza processuale. Le pagine, levigate per alcuni giorni dallo scorrere del fiume, sono state macerate e pestate per produrre nuova carta bianca da usare durante la performance live. Quindi, il processo innescato durante la residenza ha preso corpo in una richiesta di responsabilità giuridica durante la serata del Premio. Formalizzando il tutto con un contratto tra le parti coinvolte – Centrale Fies, gli artisti e il performer – si è incaricato uno stenografo a presenziare e redigere il verbale della sessione finale di giuria. Tramite il linguaggio dei segni stenografici, la testimonianza delle decisioni prese quella notte è arrivata e viene restituita, illeggibile e interpretabile, sulla carta prodotta dalla macerazione dei libri ingiuriosi.”

IMMAGINE 4: il risultato del processo artistico

I due artisti hanno presentato il loro lavoro alla Quadriennale di Roma, al Kunstmuseum di Monaco di Baviera, al Moma di New York e in altre Gallerie e Musei in Europa e negli Stati Uniti, ottenendo importanti riconoscimenti che fanno assurgere la stenografia a materiale artistico. Per maggiori informazioni sul progetto, rimando al portfolio degli artisti http://www.italianarea.it/assets/pdf/1379522538-23.pdf e alla loro intervista in merito al progetto Word for Word http://atpdiary.com/exhibit/curandi-katz-artericambi-verona/

L’arte incontra il segno stenografico: il caso “Word for Word” dei Curandi-Katz – di Luigi Zambelli

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2 pensieri riguardo “L’arte incontra il segno stenografico: il caso “Word for Word” dei Curandi-Katz – di Luigi Zambelli

  1. Molto interessante. Si apre una prospettiva sulla stenografia che forse qualcuno aveva già previsto o anche solo intravisto e che invece diventa realtà: la stenografia, forma di comunicazione, usata dalla forma di comunicazione più alta ed eccelsa, cioè l’arte, per far svolgere alla stenografia il suo ruolo più alto ed eccelso, facendola uscire dal contesto alla quale è stata – a torto o ragione non sta a me dirlo – relegata negli ultimi decenni (ormai quasi in secolo per la verità). Una specie di risurrezione nel suo ambito primordiale visto che, per quanto ne sappia, è stata per molto tempo la lingua (scritta) degli intellettuali. Che ne dicono gli esperti e chi davvero conosce la stenografia?

  2. Molto interessante, complimenti! Una rinascita, direbbe qualche nostalgico… una nuova vita vorrei dire, da appassionata e conoscitrice della stenografia. Il segno … di pari passo con il pensiero. Poter scrivere, in qualsiasi momento, con pochi strumenti, ciò che si pensa può divenire qualcosa di prezioso. Non più solamente una professione di tipo esecutivo, forse anche “di genere”, ma un valore aggiunto per giovani e meno giovani. Molteplici e svariati gli ambiti d’uso: dal professionale al privato e, addirittura intimo; nello studio, a livello accademico, laddove non sempre la tecnologia può far tutto. Fermare l’attimo … concretizzare la formulazione di un’idea, il miglioramento di un progetto, un messaggio… collaborare con il nostro cervello (l’hardware) in sinergia con la nostra mente (il software).

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