2019: ricorre il cinquecentesimo anniversario della morte Leonardo da Vinci, Leonardo da Vinci sì, ma potremmo dire Leonardo da Milano? Uomo d’ingegno e di talento universale del Rinascimento, incarna lo spirito della sua epoca in forme di espressione nei più disparati campi dell’arte e della conoscenza. Egli è architetto e scultore, disegnatore, scenografo, anatomista, musicista, progettista e inventore, ma questo fiore della sapienza colpisce anche come comunicatore.

Alla fine del quattrocento e agli inizi del cinquecento Milano è la città più popolosa e più ricca della penisola, ne è duca Ludovico Sforza detto il Moro, Leonardo ha trent’anni lavora presso la bottega del Verrocchio e ha già superato il maestro, perciò ricerca nuovi stimoli professionali e dove meglio che nella città di Milano? (Su suggerimento forse di Lorenzo il Magnifico per ingraziarsi proprio il duca di Milano) Leonardo scrive a questi una lettera che può essere presa d’esempio per un curriculum.

Dodici sono i punti che scrive per l’autocandidatura, di cui nove non hanno a che fare con quello per il quale era meglio conosciuto. Conosce le preoccupazioni di Ludovico il Moro in quell’epoca tanto turbolenta e si propone per armi e macchine da guerra, in effetti poteva necessitare maggiormente un esperto di macchine da guerra e di strategia militare.

Inizia così: “Havendo, Signor mio Illustrissimo, visto et considerato horamai ad sufficientia le prove di tutti quelli che si reputano maestri e compositori de instrumenti bellici, et che le invenzione et operazione di dicti instrumenti non sono niente alieni dal comune uso, mi exforzerò non derogando a nessun altro, farmi intender da vostra Exellentia, aprendo a quella li secreti miei…”. Al punto quattro dice “ho ancora modi di bombarde commodissime et facile ad portare et cum quelle buttare minuti saxi a similitudine di tempesta; et cum el fumo di quella dando grande spavento all’inimico, con grave suo danno et confusione”.

Da ciò si evince che da subito Leonardo fa sapere che il suo profilo professionale è il migliore, solo Lui ha competenze e segreti sulle armi, e i segreti, si sa, sono quelli che attirano ancor più.

Il pericolo bellico è importante ma è altrettanto importante l’economia del paese, e Leonardo non trascura di presentarsi indispensabile anche sotto questo aspetto: Milano è circondata da pianura, dove si pratica in particolare la coltivazione del riso, del granoturco, del gelso, tutto ciò necessita di essere irrigato e il “nostro” si autocandida per modificare la campagna con grandi lavori di irrigazione. Poi verranno le chiuse per superare il dislivello delle acque dei fiumi, lui solo sa come risolvere questi problemi.

Sapendo poi che Ludovico il Moro ama circondarsi di scienziati, artisti e pittori descrive anche le sue capacità di ingegnere civile ed infine si presenta come artista, ma questo lo lascia per ultimo, tanto per ciò era già famoso.

Ma la genialità psicologica di Leonardo comunicatore si riscontra ancor più al punto dodici, l’ultimo, quello che lascia il segno nell’intimo del destinatario: “Ancor più si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale et eterno onore de la felice memoria del Signor vostro patre et de la inclita casa Sforzesca”.

E Ludovico Sforza come fa a tirarsi indietro al pensiero di essere immortale? Leonardo nel 1482 sarà a Milano, ci rimarrà per vent’anni e il Moro commissionerà ovviamente anche un monumento per il padre.

Ma si può vedere un Leonardo grande comunicatore anche nelle feste che sa organizzare alla corte sforzesca. La festa del Paradiso ne è un esempio eclatante, però bisogna andare a vedere scena e retroscena.

Il vero duca dovrebbe essere Gian Galeazzo figlio del duca Galeazzo Sforza, primogenito di Francesco, ucciso nella chiesa di Santo Stefano e fratello di Ludovico. Gian Galeazzo, poiché in quel periodo, era consuetudine fare alleanze attraverso i matrimoni, viene destinato quale sposo di Isabella d’Aragona, figlia di Alfonso erede al trono di Napoli, ma la prima notte di nozze non succede nulla e la cosa viene fatta risapere a tutta Europa; passano i mesi e la situazione non cambia, e c’è un grosso problema da risolvere il saldo della dote matrimoniale, non solo, ma Alfonso vuole pure la restituzione degli ottantamila ducati e anche della figlia.

Da qui nasce la necessità di una festa, (la festa del Paradiso si chiamerà). Ludovico il Moro pensa di utilizzare Leonardo. In uno spettacolo della durata di circa due ore, con scene particolari di luci, musiche e colori, il nostro propone onori e lodi a Isabella, paragonata a una dea, (per questo si dice che Leonardo è anche l’inventore del melodramma), il tutto però senza dimenticare lodi a Giove/Ludovico. La comunicazione scenica sortisce il suo effetto, nascerà Francesco. Purtroppo però all’età di dieci anni subirà un crudele destino, da parte del re di Francia e non sarà il solo, ma questo fa parte di un’altra storia.

Leonardo maestro di comunicazione – di Maria Luisa Corti Crippa

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