Il Trittico di San Giovenale, gemma del Museo della Pieve di San Pietro a Cascia, rappresenta la prima opera del grande pittore Masaccio (soprannome di Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai), pittore modello per l’epoca artistica rinascimentale fiorentina, e poi italiana ed europea (assieme a Brunelleschi in architettura, e Donatello in scultura). Un vero capolavoro e pietra miliare per la storia dell’arte, anche se riconosciuto dalla critica soltanto dopo il 1961, anno in cui venne attribuito da Luciano Berti al grande maestro di San Giovanni Valdarno. Il dipinto, datato 1422, presenta già in nuce tutte le ricerche pittoriche che sarebbero state sviluppate dal maestro negli anni a seguire: dallo studio dei sentimenti umani, della luce e dell’ombra, a quelli riguardanti il plasticismo delle figure (in ideale continuazione da Giotto) e la nuova prospettiva lineare centrica di Brunelleschi.

Il Trittico è un’opera armonica, in cui gli sguardi, le pose, la luce decisa, generano una visione mistica e senza tempo al centro del dipinto, con la Vergine Maria ed il Bambin Gesù in un intimo ideale colloquio con lo spettatore, inondati di luce vera e intensa. Dietro di loro, il trono, sotto il quale stanno due angeli in adorazione perfettamente scorciati, crea uno spazio prospettico realistico, di grandissima innovazione per l’epoca. Il fulcro della composizione è nelle figure dello scomparto centrale, dai movimenti ispirati al vero, con il Bambin Gesù in piedi, sorretto dalla mano di Maria, con in mano un simbolico grappolo d’uva e due dita in bocca: a Lui fanno riferimento le parole nell’aureola della Vergine dove (secondo quanto è stato proposto nello scorso decennio) si trovano nascoste alcune parole in arabo, ma dal significato cristiano, tramite le quali la stessa opera trasmette una “voce” ben precisa. Negli scomparti laterali, invece, la critica ha riconosciuto i santi

principali a cui era devota la famiglia dei committenti, i Castellani (San Bartolomeo, San Biagio, San Giovenale, Sant’Antonio Abate), e forse anche la simbolica rappresentazione di alcuni dei componenti della famiglia stessa. In queste figure è dunque racchiusa la storia della genesi iconografica del dipinto.

Il Trittico rappresentò fin da subito un modello per altri artisti (come il Beato Angelico), e le ricerche di Masaccio ispirarono i grandi del Rinascimento, Michelangelo, Raffaello e Leonardo. Il dipinto, nell’insieme, rivela un’immagine priva di divagazioni, che si dissocia dalla precedente pittura gotica internazionale: uno spazio illusorio ma realistico (anche per quanto riguarda la luce), con poche figure ispirate al vero, espressive e naturali, in intimo colloquio con lo spettatore, pervase da una certa gravitas che non sfocia nel dramma, capace di emozionare: lo stile tipico ed unico di Masaccio.

Attorno ad opere d’arte come il Trittico di San Giovenale ha sempre avuto luogo, oltre che la preghiera, anche la musica-inno al Signore come i canti gregoriani, e proprio nel Quattrocento, epoca di Masaccio, iniziava a fare breccia con più concretezza anche nelle chiese la musica strumentale accompagnata a quella a cappella, tramite composizioni come il Nuper Rosarum Flores del 1436 del fiammingo Guillaume Dufay (grande maestro della composizione rinascimentale e dell’organo portativo), realizzata proprio per la consacrazione della Cattedrale di Firenze. Egli compose anche la Vergine Bella ispirata al Canzoniere di Petrarca, padre dell’Umanesimo, che influenzò il primo Rinascimento. Inoltre, nella zona di Cascia nel secolo precedente nacquero grandi compositori dell’ars nova come Donato e Giovanni da Cascia. Che gli strumenti musicali, oltre che il canto, fossero importanti per le chiese, è visibile infatti in molti dipinti precedenti e coevi, fra i quali opere di Giotto, di Ambrogio Lorenzetti, di Paolo Veneziano, di Gentile da Fabriano e dello stesso Masaccio, e in sculture sulla vecchia facciata della Cattedrale di Firenze di Arnolfo di Cambio (oggi al Museo dell’Opera del Duomo), che mostrano bellissimi angeli

musicanti, fino all’esempio forse più alto in assoluto, il Polittico dell’Agnello Mistico di Gand di Jan e Hubert Van Eyck, del 1426-1432, un grande capolavoro come il Trittico di San Giovenale a Cascia.

Il trittico di San Giovenale di Masaccio – di Fabrizio Bianchi

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