La pandemia di Covid 19 che ha interessato ad inizio anno l’Italia per prima in Europa, e nel mondo subito dopo la Cina e la Corea, rappresenta tutt’ora un’esperienza tragica per tutte le generazioni che abitano il pianeta.

Forse solo generazioni lontane hanno vissuto qualcosa di analogo, almeno per quanto riguarda il mistero, o almeno la totale novità dell’evento scatenante.

Fra queste generazioni la più vicina è quella che subì ad inizio ‘900 l’epidemia influenzale detta la “spagnola”; Manzoni ci ha rappresentato nel suo grandissimo romanzo alcuni tratti della peste del ‘600; e Boccaccio un’altra pestilenza, in questo caso contemporanea all’autore, come per noi il Coronavirus di questo 2020.

La Comunicazione gioca un ruolo cruciale in tutta l’esperienza che il Pianeta ha vissuto e sta tutt’ora vivendo, nella sua evoluzione cronologica, dalla scoperta dell’epidemia alla pandemia conclamata, alla sua seconda ondata in molti Paesi, dal Sud America, agli USA, all’India, all’Europa, all’Africa.

Ondate sostenute da fattori climatici, ma anche da modalità comportamentali (non sempre adeguate alla tutela di tutta la popolazione), oltre che da impreparazione (solo in parte giustificata, almeno nella prima ondata dalla novità dell’evento) nel fronteggiare sul piano sanitario quanto via via si è manifestato (nelle varie province e Regioni; per fasce d’età; per efficienza e risorse dei servizi sanitari).

Il rilievo e l’importanza della Comunicazione (inclusa quella “scientifica”) si è forse dimostrata secondaria soltanto alle decisioni politiche in tema di Salute pubblica e di economia che la pandemia ha portato in primo piano, a livello nazionale europeo e mondiale.

A questo riguardo si è proceduto in ordine sparso, e nel nostro Paese ha prevalso una politica di contenimento radicale, con grandi sacrifici sul piano economico ma che ha determinato ottimi risultati purtroppo vanificati poi in larga misura da un improvvido “libera tutti” come è stata definita la reazione estiva, successiva ai positivi risultati ottenuti.

In vari Paesi europei e anche da noi a cavallo dell’estate, si è determinata un’improvvida sensazione di sventura conclusa, preparando così la nuova ondata.

Siamo in questo periodo di fine anno, nuovamente impegnati nel contenimento della pandemia e nell’affrontare su tutti i piani le problematiche che essa comporta. Ed il piano comunicativo ancora una volta assume grande importanza.

Questo numero della Rivista dedica alcuni articoli ad esplorare aspetti meno noti dell’impatto della pandemia sui linguaggi e sulla comunicazione in questa epoca così sconvolta ed alla ricerca di strade nuove per il suo avvenire.

 

 

 

 

Editoriale (n. 7 – Dicembre 2020) Pandemia e linguaggi – di Carlo Rodriguez

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