24/02/2020: scuole chiuse. Nessuno avrebbe pensato che sarebbe stato l’inizio di un lungo periodo, nessuno avrebbe pensato che la scuola sarebbe entrata nelle case come mai prima, senza campanella, senza penna rossa, ma con un computer o uno smartphone, una webcam, un microfono.

Si inizia a parlare di DAD (didattica a distanza) e gli insegnanti si trovano a ridisegnare le modalità di insegnamento: la cattedra diventa il tavolo della cucina, il tavolino del salotto o nella migliore delle ipotesi la scrivania di uno studio. La lavagna diventa un monitor, i banchi diventano dei riquadri, gli studenti diventano delle immagini. 

La scuola diventa completamente digitale: il Piano Nazionale Scuola Digitale partito nel 2015 ha portato innovazione all’interno della scuola sotto tutti i punti di vista, formazione a 360 gradi per i docenti, piattaforme didattiche per docenti e studenti. La situazione d’emergenza ha permesso di mettere a frutto ciò che ha portato il PNSD: come se fosse una prova del nove su quello che è stato fatto in questi anni dal punto di vista del digitale.

Tuttavia, cosa ne pensa un docente – di informatica – della didattica a distanza?  Secondo la mia opinione, tale didattica ha stravolto il rapporto tra docente e studente. La visione degli studenti dietro ad uno schermo non permette di individuare le emozioni così come avviene all’interno dell’aula, ma d’altro canto, con un po’ di allenamento, si possono individuare gli studenti che prestano attenzione e quelli che non la prestano in base allo sguardo oppure ai gesti che fanno attraverso i loro volti. La DAD mi ha permesso di portare avanti la didattica senza particolari problemi, mi ha consentito di mantenere la socializzazione tra insegnante e studente, ancora più importante in un periodo di lockdown nel quale ognuno di noi vedeva solamente i propri familiari. Nell’attività a distanza è stato molto più facile controllare la classe: gli studenti apparivano sempre ordinati dietro ad uno schermo e ovviamente non potevano distrarsi tra di loro; alcuni alunni più timidi sono addirittura emersi con questa didattica, come se lo schermo li facesse sentire soli davanti all’insegnante senza preoccuparsi del giudizio dei compagni come accade per molti studenti nelle lezioni in presenza. Proseguendo con gli aspetti positivi, non possiamo non parlare della digitalizzazione, sia per quanto riguarda i docenti che per quanto riguarda gli studenti: obbligati ad utilizzare un dispositivo per svolgere o seguire la lezione, molti studenti e docenti si sono involontariamente “svegliati” e “aggiornati” in autonomia con una sorta di spirito di sopravvivenza. Siccome mi sono occupato anche della formazione dei colleghi, devo dire che in tanti si sono resi conto di essere molto più bravi ad utilizzare le tecnologie di quello che pensavano, rivalutando l’utilizzo del digitale come innovazione didattica. Dobbiamo anche dire che, se non fosse stato per la pandemia, probabilmente tanti docenti sarebbero rimasti legati alla didattica tradizionale senza nemmeno conoscere una minima parte di tutti gli strumenti tecnologici che potevano essere utili nel proprie strategie di insegnamento.

Ovviamente non ci sono solamente aspetti positivi nella DAD: come già detto, la prima cosa che non può essere sostituita con un computer è il rapporto che si instaura in classe tra gli studenti e il docente basato sugli sguardi, sulle mani alzate, sulle distrazioni degli studenti, sugli urli, sulle note disciplinari, sulle chiacchiere durante l’intervallo, sull’incontro al bar della scuola, sul suono della campanella o sulla ressa nelle scale per uscire prima dalla scuola.

L’aspetto che ha creato più preoccupazione e anche più discussione è stato quello della valutazione: tra insegnanti ci si chiedeva come valutare uno studente che dall’altra parte dello schermo poteva aiutarsi con tutti i libri del mondo, con dieci schede del browser aperte, con la messaggistica istantanea con il resto della classe, con un genitore o un fratello che suggerivano da un angolo della stanza. In realtà con l’esperienza che ho maturato credo che anche con la DAD sia possibile dare una valutazione il più possibile vicina alla realtà: un bravo professore riesce a capire se uno studente ha studiato e compreso ciò che gli è stato detto oppure se si sta limitando a copiare e ripetere un testo; un bravo docente riesce a creare prove con domande di ragionamento per vedere se i ragazzi dimostrano di aver afferrato i concetti fondamentali; infine, un bravo insegnante riesce a calcolare i tempi di risposta e quindi non dare la possibilità agli studenti di cercare le soluzioni. Quello che ho sempre ripetuto ai miei alunni è che non mi sarei preoccupato del fatto che loro potessero copiare le risposte da altre parti perché solo coloro che avevano studiato potevano capire in un secondo dove trovare la risposta, mentre coloro che non avevano studiato avrebbero impiegato il doppio del tempo, non riuscendo a completare la prova in tempo. Dare una valutazione a distanza significa tenere nella massima considerazione anche tutti i feedback degli studenti (compiti inviati, interventi durante le lezioni, domande significative, ecc.). Concludo dicendo che la scuola in presenza non può reggere il confronto con quella a distanza, ma ciò che di buono risulta dalla DAD lo erediteremo per la scuola del futuro nella quale le videolezioni andranno ad integrare le lezioni in presenza.

Fare scuola nel 2020 – La DAD vista da un docente – di Silvio Bubani

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3 pensieri riguardo “Fare scuola nel 2020 – La DAD vista da un docente – di Silvio Bubani

  1. Non posso che concordare con la visione criticamente lucida (pro e contro) espressa dall’autore e collega. La DAD, pur con i suoi limiti, farà parte della scuola futura: usiamola per aggiornarci!

  2. Giusta riflessione dell’autore, nonché collega e prezioso insegnante di informatica che in questi mesi ha pazientemente istruito noi colleghi facendoci conoscere nuove strategie d’insegnamento.

  3. Un carissimo collega che ci ha formato e continua a formarci in questo periodo. Abbiamo cambiato la didattica tradizionale e abbiamo appreso la nuova tecnologia. Concordo con le riflessioni citate. Quando tutto finirà saremo tutti più arricchiti e la dad potrà essere integrata alla normale lezione frontale

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