Definire cosa sia e in quale direzione vada nel nostro tempo la lingua italiana è un impegno tutt’altro che semplice ed agevole, vista la complessità e la estrema velocità dei processi di cambiamento in atto ormai da un trentennio nella dimensione globale che la comunicazione ha assunto dopo l’irruzione di internet che, nell’arco di alcuni decenni, ha messo in discussione consolidate egemonie e pratiche linguistiche nel mondo intero, in conseguenza e stretta relazione ai profondi mutamenti negli equilibri geo-politici del pianeta. Al proposito, è tutt’altro che priva di significato la circostanza della correlazione che lega da sempre il ruolo ed il peso economico e politico dei protagonisti della scena mondiale con la diffusione delle rispettive lingue.
E così, mentre resta il primato della lingua inglese – meglio sarebbe dire anglo/americana – come il portato della supremazia strategica degli Usa in quel Novecento che giustamente è stato definito come il “Secolo americano”, assumono sempre più peso i due giganti Cina ed India in virtù non solo della loro dimensione in termini di popolazione ma anche per la accresciuta capacità competitiva nel confronto tecnico scientifico.
Si tratta di un terreno sul quale il nostro Paese e la stessa Europa non possono per diverse ed evidenti ragioni misurarsi.
Questo è, in termini estremamente sommari, il quadro con il quale la lingua italiana deve misurarsi in una situazione che impone all’insieme di quello che viene opportunamente definito come “Sistema Paese” di considerare quella della tutela, conservazione e sviluppo della nostra lingua come un priorità non solo di carattere culturale e identitario, che pure hanno un importante significato, ma quale condizione primaria per consentire ad una straordinaria vicenda storica come la nostra di continuare ad assicurare al mondo intero l’apporto di un immenso ed ineguagliabile patrimonio di arte, cultura, civiltà.
Un’esigenza, questa, che non riguarda solo noi cittadini italiani, visto il crescente interesse con il quale, anche in occasione del 700° anniversario della scomparsa di Dante Alighieri, sono state seguite le iniziative promosse nel mondo intero dalle nostre istituzioni diplomatiche attraverso gli Istituti di Cultura italiana, assieme alla costante crescita nella partecipazione all’estero ai corsi di apprendimento del nostro idioma.
La nostra, come tutte le lingue, è un organismo vivo, in continua evoluzione e in costante movimento che è chiamata in questo nostro difficile e complicato tempo a dover fare i conti con i rapidi cambiamenti degli scenari di una società in incessante dinamismo e ad esprimere una capacità di adattamento e di comprensione dei nuovi fenomeni e delle conseguenti esigenze di innovazioni linguistiche che essi esprimono, evitando innaturali scorciatoie o ridicoli ammiccamenti a facili soluzioni che spesso finiscono solo per assumere i connotati di una passiva colonizzazione linguistica. Personalmente sono tra quanti ritengono che il nostro apparato storico/linguistico e il patrimonio di conoscenze che esso esprime a livello non solo accademico sono in grado di affrontare con successo queste problematiche, senza presunzione alcuna ma nello stesso tempo con la consapevolezza e l’orgoglio che ci deriva dalla nostra secolare esperienza storica.