L’articolo a cura di Daniele Casarola – Intervista a Laura Melani – e pubblicato nell’ultimo numero di “SPECIALinguaggi” (n. 12 – giugno 2023) che illustra la figura del collega prof. Marcello Melani e il suo tenace impegno profuso nella diffusione della stenotipia in Italia, mi fornisce lo spunto per aggiungere ulteriori informazioni nel tentativo di contribuire a rendere più completo il quadro complessivo del percorso compiuto dalla stenotipia a partire dagli anni ’80.

Conobbi Marcello Melani in occasione dei Campionati di Stenodattilografia che, annualmente, si svolgevano a Montecatini Terme. Oltre ad essere un importantissimo momento di valutazione dell’altissimo livello delle prestazioni raggiunte da giovanissimi studenti ma anche da stenografi professionisti, attivi sia nell’area del segretariato che nelle aule parlamentari, i Campionati costituivano altresì una preziosa occasione di incontro tra docenti e rappresentanti dei diversi sistemi stenografici, titolari di centri di formazione, cultori di studi grafici, professionisti, ecc.

Fu in occasione di uno di questi incontri che il prof. Flaviano Rodriguez mi presentò Marcello Melani, suo collaboratore all’IDI, il quale mi disse che stava lavorando ad un progetto fortemente innovativo che avrebbe segnato una svolta epocale: Marcello Melani era determinato a portare in Italia dall’America la stenotipia, adattando il metodo “Stenotype” alla lingua italiana. Accanto all’assoluta novità di questo progetto, mi colpì l’entusiasmo con cui questo collega mi parlò dei suoi studi e delle positive sperimentazioni che da qualche anno già stava realizzando, pur non nascondendomi le difficoltà incontrate, se non addirittura un ostracismo non sempre velato, da parte di esponenti del mondo stenografico. Fu un breve colloquio che segnò l’avvio una fitta serie di scambi epistolari, momenti di confronto ed incontri presso l’IDI in occasione dei quali potevamo contare sulla consulenza del prof. Rodriguez. La stima reciproca mi consentì di iniziare e consolidare negli anni un’esperienza che, sia pure su direttrici diverse, mi portò a condividere con lui il percorso finalizzato all’introduzione della stenotipia nelle Aule giudiziarie. Fummo subito consapevoli che la stenotipia avrebbe potuto radicalmente trasformare le tecniche di ripresa del parlato: la stenografia manuale era destinata a lasciare il posto a quella meccanica e, nel volgere di qualche anno, alla stenotipia elettronica.

Dalla sperimentazione alla formazione degli stenotipisti

Quella che non a torto è stata definita una rivoluzione epocale nella storia della documentazione scritta, ebbe inizio nei primi anni Ottanta. Gli studi e la sperimentazione condotta tra il 1967 e il 1968 all’Istituto Idi di Milano dal prof. Rodriguez e da Gianpaolo Trivulzio possono essere considerati il primo tentativo di stenotipia italiana, realizzato secondo il metodo Grandjean. Anche se non ebbe un seguito e non portò alla realizzazione di un vero e proprio prototipo di macchina per stenografare italiana, questa fase sperimentale merita di essere ricordata perché stimolò altri studiosi e appassionati a “guardare al futuro”, a orientare gli studi, la sperimentazione e la ricerca verso sistemi meccanici di ripresa del parlato. La strada era comunque aperta e, tra lo scetticismo generale, si imposero all’attenzione, dapprima di una ristretta cerchia di appassionati e qualche anno più tardi anche del mondo imprenditoriale, i prototipi realizzati dal prof. Gornati (Istituto Athena di Varese) e da Marcello Melani (Stenograph/Stenotype). Gli esordi non furono facili perché quella era un’epoca caratterizzata da una fortissima lotta tra i sostenitori dei sistemi stenografici manuali, portatori di interessi contrapposti e di “rendite di posizione” che spegneva sul nascere ogni tentativo di innovazione e sperimentazione, mortificando ogni possibile auspicabile sviluppo che avrebbe consentito invece di garantire negli anni futuri un ruolo e un riconoscimento giuridico agli operatori.

Non mi soffermo sulle diatribe e le lotte senza esclusione di colpi che, in più occasioni, riaccendevano polemiche nel tentativo (inutile e oltremodo dannoso) di proclamare la supremazia di un sistema stenografico rispetto ad altri o, addirittura – come taluni professionisti tentavano ostinatamente di sostenere – della stenografia manuale rispetto alla stenografia meccanica: un oscurantismo e una chiusura verso l’innovazione che creò fratture insanabili nel mondo stenografico. Si stava risvegliando l’ostracismo che, qualche decennio prima, aveva cercato di impedire – inutilmente – il riconoscimento di nuovi sistemi di stenografia manuale.

Mentre negli Stati Uniti la stenotipia (Stenograph) conquistava il mercato e si consolidava la presenza di stenotipisti (o meglio, court reporter) nelle Aule giudiziarie, nel nostro Paese si sprecavano energie e intelletti in polemiche sterili in un immobilismo che impedì, per oltre un decennio, l’uso delle nuove tecnologie, la nascita e il conseguente riconoscimento giuridico ed economico di una nuova categoria di professionisti.

Sia pure “sotto traccia” e in questo clima non collaborativo, con passione, lungimiranza, esperienza professionale coniugata alla capacità di cogliere gli stimoli che provenivano dal mondo imprenditoriale, Marcello Melani consolidò una fitta rete di rapporti personali con Colleghi docenti che, sia pure tra mille difficoltà, accettarono la sfida. Tra i tanti colleghi che, con convinzione e impegno aderirono all’invito di Melani, superando preconcetti e diffidenza nei confronti di questa proposta fortemente innovativa, va ricordato il collega Teodosio Galotta che, a Potenza, avviò una sperimentazione didattica nel suo centro di formazione che fu un preciso punto di riferimento anche per la sperimentazione di altri progetti didattico/formativi. In occasione di un convegno organizzato presso la Scuola Galotta nel 1985, al quale partecipò in qualità di relatore anche il prof. Angelo Quitadamo, autorevole esponente del mondo stenografico, Marcello Melani presentò una relazione in cui stigmatizzava il fatto che la “stenografia meccanica doveva considerarsi un’evoluzione della stenografia manuale”, aprendo così una prima breccia nel muro di diffidenza che ostacolava ogni innovazione. Così la stenotipia, che all’Idi veniva insegnata già da qualche anno anche con la validazione del prof. Rodriguez e che trovò in Teodosio Galotta un entusiasta sostenitore, entrò anche negli Istituti superiori (accanto e/o in sostituzione della stenografia manuale) passando dalla fase sperimentale a quella più operativa, grazie ai risultati altamente positivi conseguiti ”sul campo”. Ai Campionati di Montecatini le stenotipiste (come si ricorda nell’articolo di SPECIALinguaggi) conquistarono i primi posti e iniziò così l’ascesa del Metodo Melani e, più in generale, della stenotipia.

La riforma del Codice di procedura penale e le nuove tecnologie

L’entrata in vigore del Nuovo Codice di Procedura penale (1988) che, accanto alla trascrizione manuale aveva sancito “l’uso della stenotipia o di altro strumento meccanico per la verbalizzazione delle udienze” (art. 134 del Codice di procedura penale) aveva, di fatto, inaugurato una nuova era in tema di verbalizzazione giudiziari ma non solo: in ogni ambito in cui vi era la necessità di documentare quanto prodotto oralmente, accanto alla stenografia manuale entrò prepotentemente la stenotipia meccanica e, dopo qualche anno la stenotipia elettronica, con la trascrizione in caratteri corsivi e in tempo reale del testo orale.

L’esigenza di poter disporre tempestivamente – e addirittura in real time – del testo scritto di quanto prodotto oralmente in ambito giudiziario e congressuale, nelle assemblee legislative (Consigli regionali e provinciali) e negli organismi elettivi (Consigli comunali), nel segretariato aziendale (consigli di amministrazione, ecc.), negli incontri di lavoro e studio, trovava nella stenotipia una precisa risposta, sia in termini di tempi che di costi, aprendo nuove prospettive di sviluppo.

Il risultato più significativo del passaggio dalla stenotipia meccanica a quella elettronica fu l’interesse dimostrato da alcune aziende verso questa nuova tecnica di documentazione del parlato.

Accanto alla società “Stenograph”, entrarono prepotentemente sul mercato due soggetti economici, Data Management di Milano e Olivetti; la prima aveva acquisito i diritti di sviluppo/ingegnerizzazione della macchina per stenografare Michela in uso al Senato (1880) e la seconda mise sul mercato la macchina per stenografare prodotta dalla consociata Mael progettata dal prof. Gornati di Varese.

Credo sia opportuno ricordare che nel 1878, il piemontese Antonio Michela Zucco, brevettò il primo metodo italiano di stenografia meccanica e, più esattamente, una “macchina per stenografare” che si presentava come una tastiera di pianoforte, formata da 20 tasti raggruppati in due semitastiere, che consentiva di riprendere i discorsi del Primo Parlamento Italiano che, all’epoca, aveva sede a Torino. Il modello meccanico di “Michela”, rimase sostanzialmente immutato fino alla fine degli anni ’70 (1979/1980) quando un funzionario del Senato, il dott. Carlo Pinzani coadiuvato dal responsabile informatico ing. Franco Guelfi, si rivolse ad una piccola azienda del pisano – “Micromegas” – esperta di microinformatica, che venne incaricata di realizzare una tastiera “Michela” elettronica. In questo progetto un ruolo determinante venne svolto dal dott. Paolo Mancini. La difesa ad oltranza degli stenografi del Senato bloccò, di fatto, gli ulteriori sviluppi del progetto e la diffusione ad ampio raggio della stenotipia elettronica, almeno fino a quando, nel 1984, Data Management rilevò le attività di Micromegas e affidò all’ing. Decio Iasilli lo sviluppo del progetto dapprima per quanto afferiva gli aspetti tecnico, ingegneristico/informatici e, in seguito, anche commerciali. L’ing. Iasilli propose un progetto di penetrazione nel mercato operando su due fronti: quello della formazione con la proposta di percorsi didattici innovativi da effettuarsi negli istituti in cui la stenografia classica era tra le materie curricolari e nelle scuole private e/o centri di formazione come strumento per una nuova professionalità; il secondo canale era rappresentato dagli Uffici giudiziari che, come avrebbe previsto la riforma del Codice di procedura penale, avrebbero potuto avvalersi della stenotipia nella redazione dei verbali d’udienza.

Il mercato quindi si caratterizzava per la presenza di tre soggetti economici concorrenti ma con delle specificità: alla Stenograph, che metteva a frutto il lungo lavoro preparatorio del prof. Melani, la sua competenza tecnica, la diffusa rete di contatti e un significativo numero di giovani stenotipisti già formati, andava riconosciuta una indiscussa superiorità rispetto alle due concorrenti che, indubbiamente, più robuste sotto il profilo economico, non potevano contare sulla presenza di stenotipisti in grado di fornire prestazioni di alto livello.

Nel 1990 venni contattato dal responsabile commerciale di Data Management del “progetto Michela”, ing. Matteo Veloce, che mi convocò presso la Direzione generale di Milano proponendomi di collaborare con il suo staff in qualità di consulente/coordinatore dell’attività di formazione e referente dell’azienda con gli enti e le istituzioni. Data Management, azienda leader nel mondo bancario e da anni presente con altri prodotti e soluzioni tecnologiche nella Pubblica amministrazione, poteva contare su una “corsia privilegiata” specialmente in alcuni settori del segretariato sia pubblico che privato. Un gruppo di resocontisti del Senato, tra cui il dott. Lillo Bruccoleri, Mauro Camoranesi, Fausto Ramondelli, Fabrizio del Signore, Antonio Michela Zucco, Raffaele Pendolini, Giovanna Ceron, che da anni conquistavano i primi posti nelle competizioni con Michela, furono interlocutori privilegiati con Data Management. Questi professionisti fornirono il loro insostituibile apporto agli ingegneri nella fase di passaggio dalla stenotipia meccanica a quella elettronica. All’epoca io avevo lasciato l’insegnamento per dedicarmi alla libera professione e, soprattutto, allo sviluppo di una nuova realtà imprenditoriale il cui oggetto sociale era l’organizzazione di attività di formazione e i servizi di resocontazione. Accettai con entusiasmo l’incarico che mi veniva proposto in quanto coerente con le finalità del soggetto imprenditoriale e, soprattutto, perché dava la possibilità di mantenere e sviluppare una serie articolata di rapporti personali con ex colleghi, operatori dell’area congressuale e del segretariato sia pubblico che privato. La partecipazione al progetto imprenditoriale di Data Management mi consentiva inoltre di acquisire nuove competenze anche sotto il profilo tecnico. Nel mio lavoro potevo confrontarmi costantemente con il team di ricerca e sviluppo coordinato dall’ing. Iasilli, impegnato sia nell’ingegnerizzazione della macchina per stenotipia meccanica, che nella progettazione di nuovi tools e, più in generale, di software e soluzioni innovative finalizzate a rendere più veloce e economico il processo di produzione/conservazione e veicolazione di documenti scritti. Come accennato, con Data Management individuammo due aree operative che avrebbero dovuto consentire di raggiungere l’obiettivo aziendale che era non tanto quello di contrastare l’attività della concorrenza ma, potenziare e consolidare i servizi che tale azienda già forniva al mondo bancario. Pertanto, accanto al potenziamento in termini di risorse economiche ed umane del team di ricerca e sviluppo, già attivo da qualche anno a Pisa, si ritenne prioritario e strategico avviare una capillare azione di informazione/sensibilizzazione, anche a mezzo stampa ma soprattutto con incontri diretti con i responsabili di aziende e enti pubblici, per far conoscere lo stato dell’arte e le potenzialità della nuova tecnologia. Si può senz’altro affermare che, all’epoca, nulla, o quasi, si sapeva dell’esistenza della stenotipia e fu solo grazie alla televisione che di tanto in tanto trasmetteva dei film americani (della serie poliziesca nota come “Perry Mason”) che si videro, per la prima volta, gli stenotipisti al lavoro nelle Corti di Giustizia. Unitamente ad una robusta campagna promozionale ci fu anche la consapevolezza della necessità di effettuare un primo e massiccio investimento in termini di informazione dei docenti, sia delle scuole pubbliche e dei centri di formazione che delle istituzioni private: senza il loro coinvolgimento nella formazione di giovani stenotipisti il decollo del ”progetto stenotipia” sarebbe stato impossibile. Da questo punto di vista va riconosciuto a Marcello Melani il merito di aver saputo sensibilizzare, con una tenacia e una dedizione encomiabile, un folto gruppo di colleghi docenti che, su tutto il territorio nazionale, diedero convintamente avvio a sperimentazioni innovative che permisero di introdurre l’insegnamento della stenotipia accanto o addirittura in sostituzione della stenografia manuale.

Non fu facile superare l’iniziale scetticismo dei responsabili delle istituzioni scolastiche perché, come ho accennato poc’anzi, i rappresentanti delle scuole stenografiche fecero una strenua opposizione ad ogni tentativo di innovazione ma ormai il tracciato era segnato: i brillanti risultati conseguiti dagli stenotipisti con Stenotype nelle gare di Montecatini e confermati anche nelle competizioni internazionali (Intersteno) non potevano essere ignorati. La stenotipia iniziava, anche nel nostro Paese, ad imporsi quale nuova tecnica di trasposizione del parlato nella forma scritta. La passione di Marcello Melani, il suo carisma e la riconosciuta competenza tecnica, gli permise di conquistare la fiducia di molti docenti e iniziarono in tutte le regioni dei corsi di stenotipia organizzati sia da privati che da enti di formazione regionali. Purtroppo, come spesso accade nel variegato mondo della formazione, in molti casi prevalsero gli aspetti economici, il business a danno della qualità della didattica; l’insegnamento venne affidato a “docenti” privi di specifiche competenze e furono disattese le legittime aspettative dei ragazzi che al termine dei corsi non avevano acquisito nemmeno il livello minimo di professionalità che veniva richiesto dal mondo del lavoro.

Con Data Management predisposi quindi un calendario di incontri da svolgersi nell’arco di un biennio sul territorio nazionale per incontrare non solo gli insegnanti di stenografia e dattilografia delle scuole pubbliche, ma anche i responsabili di importanti centri di formazione pubblici e privati per presentare le potenzialità dello stenoterminale Michela (questa la denominazione commerciale) in termini di maggiore produttività e economicità della produzione di testi scritti, ma anche sotto il profilo occupazionale. Devo dire che inizialmente di questo aspetto, socialmente rilevante, non vi fu piena consapevolezza non solo nei soggetti istituzionali deputati alla formazione e nei docenti delle scuole pubbliche e in particolare degli istituti professionali in cui l’insegnamento della stenografia aveva un ruolo di primo piano. Venne così sprecata un’importante possibilità di offrire ai giovani studenti un ulteriore elemento a corredo della loro formazione scolastica e quindi una concreta possibilità di inserimento nel mondo del segretariato aziendale o, addirittura, di poter svolgere una professione (lo stenotipista giudiziario) che, in America, contava già migliaia di professionisti.

Attivai gradualmente una serie di contatti con colleghi più sensibili all’innovazione: la collega prof. Mariottini di Ferrara, con la lungimiranza e l’entusiasmo e la determinazione che la contraddistinguevano condivise, fin dal primo momento, la mia proposta. Il suo diretto coinvolgimento nel progetto Michela fu determinante perché aprì la strada alla sperimentazione negli istituti statali. Questa azione di sensibilizzazione e coinvolgimento fu alquanto impegnativa ma Data Management la sostenne convintamente, anche in termini economici; infatti l’adesione/collaborazione dei docenti e della formazione degli operatori, accanto ai presupposti di ordine tecnico (il passaggio dalla stenotipia meccanica a quella elettronica, lo studio di nuove applicazioni e software dedicato), era il secondo pilastro su cui si doveva sviluppare l’architettura del progetto.

Intensificai quindi i contatti con ex colleghi, studiosi, resocontisti professionisti (ho già ricordato la collaborazione con gli stenografi del Senato). Grazie alla loro disponibilità, ebbi modo di confrontarmi su tematiche di comune interesse e dare risposte, con maggiore consapevolezza, tempestività e con un repertorio di nuove conoscenze teorico/pratiche, alle nuove problematiche derivanti dalla collaborazione con Data Management e dalle tensioni del mercato. In questo mio lavoro di sensibilizzazione (o di ”moral suasion”) mi sostenne sempre il prof. Rodriguez ma fu soprattutto nel prof. Gianpaolo Trivulzio e nella prof.ssa Isa Crippa che trovai due interlocutori attivi e appassionati: da sempre sensibili al problema della formazione e all’innovazione tecnologica, risposero con entusiasmo alla mia proposta di avviare una sperimentazione che portò alla costituzione di una realtà aziendale, “Detto Scritto srl”. Personaggi di rilievo nel mondo stenografico e aziendale, seppero trasferire e valorizzare in questa realtà un raro patrimonio di sensibilità sul piano della didattica innovativa e di esperienze professionali. Oltre a formare un team di qualificati professionisti, l’innata propensione per gli studi grafici e la ricerca applicata, permisero ai due studiosi di validare delle soluzioni operative fortemente innovative e percorrere nuovi itinerari nella formazione degli stenotipisti, dando anche un contributo fondamentale ai successivi sviluppi del progetto. Il corpus di indicazioni metodologiche e didattiche elaborato dagli stessi può essere annoverato tra i più importanti contributi fino all’epoca realizzati nell’area degli studi afferenti la stenotipia e, in senso lato, dell’elaborazione elettronica del parlato. Profondo conoscitore dei sistemi stenografici manuali e stenografo professionista, Gianpaolo Trivulzio fu Campione mondiale: ottenne brillantissimi risultati in competizioni nazionali e internazionali cimentandosi anche nella ripresa del parlato inlingua straniera; relatore in molti convegni e autore di una grammatica del sistema Cima e, assieme a Isa Crippa, docente presso il Magistero Stenografico di Milano, divenne un preciso punto di riferimento, anche a livello internazionale, per la riconosciuta esperienza e sperimentazione didattica. Dotato di un innato interesse per la ricerca e l’innovazione, fu infaticabile esponente di Intersteno, seppe trasferire nella stenotipia un patrimonio di conoscenze a cui per anni studenti e ricercatori hanno potuto fare riferimento.

La collaborazione/partenariato di Detto Scritto con Koinè di Torino, altra realtà aziendale coinvolta nello sviluppo della tecnologia Michela e l’adesione di alcuni tra i più appassionati stenografi attivi al Senato e in altre istituzioni, permise al team di ricercatori di Management, coordinata dall’ing. Fileccia responsabile del laboratorio di ricerca di Pisa, di apportare allo stenoterminale importanti perfezionamenti sotto il profilo tecnico.

Relativamente all’attività di formazione devo ricordare che l’accesso ai fondi europei permise di avviare dei percorsi formativi ad alto contenuto innovativo, sia nei contenuti che nelle metodologie, riservati a giovani diplomati e laureati. Progetti finanziati dal F.S.E. vennero quindi attivati in Trentino, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Liguria, Toscana e degli stessi ne assunsi il coordinamento didattico mentre Data Management fornì il supporto tecnico. Non posso non ricordare che uno dei primi corsi di stenotipia con Michela lo organizzai presso una realtà allo stato nascente di San Vito dei Normanni e che ora è tra le aziende leader nei servizi di verbalizzazione e resocontazione. Un altro progetto particolarmente significativo fu il corso organizzato in Lucania dalla Presidenza della Regione con lo scopo di rendere disponibile in tempo reale il resoconto del Consiglio regionale e di altri Organi istituzionali.

Tutto ciò analogamente all’intensa opera di informazione e formazione già avviata da Marcello Melani per Stenotype Italia, che già stava dimostrando, con la sua azione di graduale penetrazione a macchia di leopardo nelle scuole, ottimi risultati dal punto di vista operativo: le stenotipiste col Metodo Melani erano pronte per affrontare i nuovi impegni connessi con l’operatività nelle aule giudiziarie in seguito alle nuove disposizioni legislative.

La stenotipia nelle Aule giudiziarie.

L’entrata in vigore del Nuovo Codice di Procedura penale (1988) che, accanto alla trascrizione manuale aveva sancito “l’uso della stenotipia o di altro strumento meccanico per la verbalizzazione delle udienze” (art. 134 C.p.p,) inaugurò una nuova era in tema di verbalizzazione giudiziaria.

Parallelamente all’azione di sensibilizzazione degli operatori della formazione verso questa nuova tecnologia e della quale ho parlato poc’anzi, Data Management, Olivetti/Mael e Stenotype Italia attivarono una serie di contatti sia a livello centrale che periferico con gli Uffici del Ministero della Giustizia per proporre la gestione coordinata e unitaria del servizio di verbalizzazione nelle diverse sedi giudiziarie. Venne quindi costituito un Concorso nazionale con sede a Roma (Co.se.gi – Consorzio nazionale servizi giustizia) al quale aderì, in qualità di socio fondatore, anche la società Philips, interessata a fornire i sistemi di videoregistrazione. L’esordio della neo costituita realtà consortile fu alquanto complesso perché erano in gioco interessi inizialmente contrapposti ma le aziende, che nel corso degli anni si erano spesso scontrate nel tentativo di dimostrare la superiorità di una tecnologia rispetto a quella del concorrente, seppero convogliare le loro energie con un obiettivo comune.

Con la decisione di dar vita a Co.se.gi, non solo rinunciarono a intraprendere azioni commerciali concorrenziali, ma prospettarono addirittura l’avvio di una più stretta collaborazione anche sul piano tecnico per arrivare all’auspicabile realizzazione di un modello unico di macchina per stenografare che valorizzasse le caratteristiche tecniche, i punti di forza, del singolo sistema stenotipico. Questa nuova strategia inizialmente incontrò non poche difficoltà ad ottenere l’adesione di Marcello Melani in quanto, al contrario delle altre aziende, Stenotype potevavantare già un ottimo posizionamento sul mercato, un patrimonio di relazioni consolidate con molti docenti e, inoltre, poteva mettere in campo un team di giovani stenotipisti già pronti per svolgere, con professionalità, il servizio di verbalizzazione.

In un clima di iniziale e pur comprensibile diffidenza, presso la sede di rappresentanza di Roma della Società Olivetti e con il coordinamento dell’allora Direttore commerciale ing. Giacobbo Scavo, vennero organizzati degli incontri conoscitivi con la partecipazione attiva di Marcello Melani e Francesco Pallara, dell’ing. Molè (Stenotype Italia), Gornati (Olivetti Mael), dell’ing. Decio Iasilli e del sottoscritto in rappresentanza di Data Management, finalizzati alla gestione di un progetto comune. Un contributo significativo ai lavori del gruppo venne dal dott. Mauro Camoranesi del Servizio resocontazione del Senato e michelista senior, autore di saggi e altri contributi sugli aspetti operativi e didattici del sistema Michela. Purtroppo, dopo i primi incontri, pur dopo aver superate la reciproca diffidenza e inevitabili contrapposizioni, il progetto sul quale dovevano confluire le migliori energie disponibili venne abbandonato.

Ho voluto ricordare questo tentativo di lavoro comune perché, a mio parere, al di là delle vicende connesse con la mancata approvazione della convenzione nazionale da parte del Ministero, la proposta di arrivare ad una soluzione tecnologica unitaria avrebbe consentito, anche nel nostro Paese, uno sviluppo su larga scala dei servizi di stenotipia sia in ambito giudiziario che congressuale, universitario e aziendale. Da quel momento le aziende hanno quindi percorso itinerari diversi con esiti non sempre positivi. In particolare, per quanto riguarda la macchina prodotta da Olivetti/Mael, nonostante l’impegno del prof. Gornati, l’azienda cessò nel volgere di pochi mesi la produzione.

Anche Data Management, dopo una fase durata qualche anno in cui vennero dimostrate le potenzialità del sistema grazie alla sperimentazione avviata a Milano dalla società Dettoscritto, decise di abbandonare il campo.

La stenotipia e la verbalizzazione giudiziaria.

Come accennato poc’anzi, l’obiettivo del Consorzio era quello di potersi proporre al Ministero di Grazia e Giustizia quale interlocutore per lo svolgimento dei servizi di verbalizzazione e videoregistrazione delle udienze penali. Vi fu quindi un’azione di sensibilizzazione, di lobby, molto impegnativa, con un investimento cospicuo sia in termini economici che di impegno personale. Nella lunga fase organizzativa propedeutica alla presentazione ai competenti organismi ministeriali dell’offerta congiunta da parte del Consorzio – che ottenne il parere di congruità favorevole da parte dell’UTE (Ufficio Tecnico Erariale) competente a valutare l’aspetto economico della stessa – vi furono numerosi contatti con esperti e studiosi tra cui preme ricordare il prof. Di Federico dell’Università di Bologna, il dott. Filippo Verde che rivestiva la carica di Direttore generale del Ministero di Giustizia, nonché con un ristretto ma qualificato gruppo di consulenti esterni esponenti del mondo universitario e aziendale.

Pur nella riconosciuta validità del progetto che, sia negli aspetti economici che strutturali aveva tutti i requisiti per poter fornire una risposta esaustiva e qualificata alle richieste del mondo giudiziario, lo stesso non ebbe uno sbocco positivo per il sopravvenuto concomitante riflesso negativo dell’onda d’urto di tangentopoli che costrinse l’allora Ministro di Giustizia on.le Martelli a rassegnare le dimissioni con il conseguente blocco di ogni operatività degli Uffici preposti all’avvio della sperimentazione.

In quegli anni tuttavia furono realizzate delle sperimentazioni in abito giudiziario molto importanti, sia per il carattere fortemente innovativo del servizio proposto, sia per le ricadute occupazionali: decine di giovani poterono dimostrare l’acquisita professionalità presso il Tribunali di Livorno, Potenza, Trieste e Aosta (servizio verbalizzazione elettronica con Michela) e altrettante Sedi giudiziarie con la stenotype. Di particolare rilievo fu il servizio svolto a Milano da Data Management su incarico del dott. Antonio Di Pietro, Pubblico Ministero impegnato nelle vicende della “tangentopoli milanese”: i verbali degli interrogatori in carcere di imputati illustri, deposizioni, audizioni, verbali d’udienza vennero ripresi con la stenotipia elettronica Michela.

L’insuccesso del progetto consortile, che aveva come obiettivo primario la gestione dei servizi di verbalizzazione in ambito giudiziario, non impedì tuttavia alla stenotipia di conquistare altri spazi; il lavoro di sensibilizzazione e proselitismo – termine che in questo caso ha una connotazione fortemente positiva – compiuto da Marcello Melani per oltre un decennio, aveva posto le condizioni ottimali per una diffusione lenta ma ad ampio spettro della stenotipia.

Marcello Melani aveva saputo guardare oltre l’ambito giudiziario che, sia pure vasto e alquanto interessante sia sotto il profilo economico che occupazionale, considerava una prima area su cui implementare i servizi di stenotipia. Non si lasciò sfuggire l’occasione per coinvolgere imprenditori attivi nell’area della comunicazione e del mondo congressuale i quali seppero subito cogliere le nuove opportunità di lavoro rappresentate da un servizio altamente innovativo quale la ripresa in diretta del parlato con la contestuale produzione del testo scritto. Nuove possibilità di business, quindi, e non limitatamente alla vendita di servizi di trascrizione/verbalizzazione e resocontazione ma anche nuove possibilità di guadagno nell’area della formazione. Ripercorrere a posteriori le vicende che hanno contrassegnato per oltre trent’anni lo sviluppo della stenotipia sotto il profilo della ricaduta in termini economici è alquanto arduo ma credo non possa non essere citato il ruolo avuto da un’azienda che per molti anni ha praticamente monopolizzato il mercato. Mi riferisco alla Meeting Service, società leader nel settore congressuale con sede a Padova e in altre città italiane e che – come stigmatizzato nel logo aziendale – poteva vantare anche una presenza a Mosca, S. Pietroburgo e negli Stati Uniti. Ai titolari di Meeting Service, ed in particolare ad un esponente di rilevo del board, Gallinaro, non sfuggì l’enorme potenzialità in termini di sviluppo aziendale che poteva derivare dall’inserimento dei servizi di stenotipia tra quelli che caratterizzavano il core business aziendale (organizzazione congressuale, traduzioni e interpretariato, pubbliche relazioni, ecc.). Il prevedibile interesse di Meeting Service per la stenotipia segnò l’inizio di una nuova era: nelle trascrizioni veniva definitivamente abbandonato l’uso della dattilografia e l’azienda mise sul mercato altri servizi, fortemente innovativi quali la trascrizione/verbalizzazione in real time e la sottotitolatura per non udenti. Data la riconosciuta posizione leader e i consolidati rapporti istituzionali con i responsabili decisionali dei principali settori della pubblica amministrazione e del mondo bancario e grazie ad una massiccia azione di marketing il fatturato aziendale superò ogni aspettativa. Inoltre, data la fragilità delle aziende e dei soggetti imprenditoriali meno strutturati che fornivano servizi analoghi, Meeting Service mise in campo una strategia, spregiudicata e aggressiva – attuando in taluni casi delle forme più o meno palesi di dumping – che, nel volgere di pochi anni, costrinse queste micro aziende ad accettare un accorpamento o, addirittura a cessare l’attività. Decine di giovani stenotipisti furono costretti a trovare una nuova occupazione o accettare di entrare in questa azienda e in altre alla stessa collegate con contratti precari che non valorizzarono in alcun modo l’acquisita professionalità. Questo è il caso di CDR, una realtà che da qualche anno svolgeva il servizio di resocontazione presso il Consiglio della Regione Trentino Alto Adige e in numerosi Consigli comunali e che aveva un organico composto da una decina di stenotipisti, formati ad hoc per la resocontazione parlamentare: dopo alcuni tentativi di frenare la prepotente ascesa di Meeting Service si trovò nella condizione di non poter assicurare un futuro professionale ai propri dipendenti. Quello di Meeting Service non è stato, purtroppo, l’unico esempio di una strategia aziendale che, se legittimamente si poneva come obiettivo un ritorno in termini economici, prescindeva da qualsiasi considerazione in merito al riconoscimento e valorizzazione degli stenotipisti che venivano considerati semplicemente dei “trascrittori”. Questa situazione purtroppo ancora permane e, di tanto in tanto, la stampa nazionale documenta l’esistenza di condizioni lavorative che sono al limite della legittimità: basti pensare che tuttora agli stenotipisti che operano nelle aule giudiziarie alle dipendenze della aziende che aderiscono al consorzio nazionale che gestisce l’appalto per la verbalizzazione, si applica il contratto di “Multiservizi”, lo stesso inquadramento e conseguente trattamento economico previsto per gli addetti ai servizi di pulizia, disinfestazione, sanificazione, manutenzione aree verdi, strade, spiagge, etc. Una condizione che questi professionisti sono costretti ad accettare e che svilisce la loro professionalità. La situazione non è molto diversa anche per chi svolge questo lavoro in ambito parlamentare alle dipendenze della società titolare del servizio di trascrizione delle sedute del Parlamento e delle Commissioni. Il loro inquadramento e conseguente trattamento economico è incomprensibilmente di gran lunga inferiore a quello degli stenografi/resocontisti parlamentari che svolgono le stesse mansioni ma che, invece, sono alle dirette dipendenze della Camera dei Deputati.

Un’occasione perduta da stenotipisti a resocontisti – di Luigi Zambelli

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